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FERMO - Le conseguenze dei continui rallentamenti nel tratto dell’autostrada nel sud delle Marche non sempre sono prevedibili. «Due dipendenti residenti al confine tra Marche e Abruzzo hanno preferito licenziarsi perché esasperate dai ritardi che dovevano sopportare nel tragitto casa-lavoro» ci confessa un imprenditore della pelletteria del Fermano che preferisce restare anonimo. E in un momento in cui c’è carenza di manodopera, la loro decisione ha avuto un impatto importante sull’azienda che è stata costretta a correre ai ripari e a cercare delle sostitute. Ma l’impresa in questione non può più cercare a sud e deve rivolgersi al bacino locale o verso nord.
I contatti
Il flusso di persone tra il distretto calzaturiero marchigiano e quello della pelletteria abruzzese tra Alba Adriatica, Martinsicuro e Tortoreto è compromesso, così come quello con tutta l’area dell’Ascolano.
La scelta
Le imprese fermane preferiscono spesso affidarsi ai corrieri per quei trasferimenti di prodotti e semilavorati che viaggiano in direzione sud. Affidare il trasporto ad un dipendente, come si faceva prima della nascita dei cantieri, risulta troppo costoso a causa del tempo impiegato. Ciò a scapito anche della velocità di esecuzione. Se in tempi normali e senza lavori in autostrada la consegna urgente di un prodotto veniva affidata ad un dipendente per accelerare i tempi, ora no. Si preferisce attendere i tempi del vettore. Quando però c’è bisogno di un incontro di persona, l’azienda deve necessariamente inviare il personale tecnico e pagargli anche il tempo in cui è incolonnato in autostrada. E ci vuole veramente poco a capire come le imprese che hanno stretto collaborazioni nell’asse Fermano-Ascolano-Teramano abbiano un surplus di costi e di stress.
La situazione
Si tratta di un’ulteriore complicazione in un distretto calzaturiero, come quello a cavallo fra Fermano e Maceratese, che ormai ha imparato a convivere con forti venti contrari ormai da qualche anno tra terremoto, fallimenti bancari, crollo dell’export verso la Russia per arrivare a pandemia e invasione dell’Ucraina.
I costi
Senza contare le conseguenze legate direttamente o indirettamente alla guerra con i rincari dei costi energetici che stanno mettendo in ginocchio tante attività. Oltre, infine, ad un gap infrastrutturale enorme, acuito appunto dallo stato di salute dell’autostrada. Altro che resilienza.
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Corriere Adriatico