OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
FERMO - Professionista competente. Conoscitore del territorio. Aperto al confronto. E con alle spalle un ruolo di primo piano dentro l’Ordine dei medici. Per il Comitato spontaneo per la salute del Fermano, i quattro requisiti, il futuro direttore dell’Area vasta 4, li dovrà avere tutti. Il gruppo di cittadini che ha cominciato a farsi conoscere dalle colonne dei giornali, la settimana prossima formalizzerà la sua esistenza davanti a un notaio.
Nel frattempo, s’è dato da fare. Lista della spesa alla mano, ha incontrato la direttrice generale dell’Asur, da due mesi reggente dell’Area vasta 4, Nadia Storti. Piano d’emergenza per i reparti del Murri, telecamere al pronto soccorso (dopo l’anziano scappato e ritrovato per strada in stato confusionale), viabilità e parcheggi da rivedere attorno all’ospedale, più controlli, di notte, per i pazienti, le richieste in tema di sicurezza.
Quanto ai servizi, la lista è lunga. Si va dalle attrezzature da incrementare al pronto soccorso a una nuova segnaletica interna al Murri, dall’informatizzazione alla formazione continua del personale.
Un fermano, per il comitato, che chiude le porte a «una figura di fuori provincia o regione, scelta solo per meriti politici». Ma loro un nome non lo fanno. Perché – dicono – la decisione spetta ad altri. A chi la pensa all’opposto: come l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, e Storti. Che, da due mesi, vanno ripetendo che, a contare nella fatidica scelta, saranno le competenze. E che i campanili, nella sanità, vanno messi da parte. Discorso che non convince il comitato. «Licio Livini è fermano e medico. Grazie a lui – ragiona Diomedi –, nonostante le ridotte risorse e un ospedale e mezzo, il Fermano ha affrontato il terremoto e la pandemia». Il problema, prosegue, è che «il Fermano non ha figure politiche forti che possano pretendere da Ancona una maggiore attenzione. Che dicano che Fermo esiste». Anche se «in questo momento – ha aggiunto Gallucci –, ritardi e inefficienze possono costare caro. E i cittadini sono stanchi di non avere i servizi per cui pagano».
Come il fermano che, con un tumore all’esofago, ha cercato invano di fare una risonanza nel pubblico. Ha girato tutta la regione, ma i tempi di attesa erano troppo lunghi. Alla fine, s’è rivolto al privato: 500 euro e l’esame era fatto. «Abbiamo a cuore – la chiosa – il bene più prezioso, tutelato dalla Costituzione: la salute, intesa non come assenza di malattia, ma come stato di benessere. Ci impegneremo perché questo principio sia rispettato».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico