Covid, al Murri reparti contaminati e pronto soccorso al collasso. Chirurgie accorpate per recuperare medici e letti

L'ospedale di Fermo è sotto pressione per il Covid
FERMO - Medicina 2 contaminata e pronto soccorso al collasso. Sono allarmanti le notizie che arrivano dal Murri, che sta per passare di nuovo alla fase 3 dell’emergenza...

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FERMO - Medicina 2 contaminata e pronto soccorso al collasso. Sono allarmanti le notizie che arrivano dal Murri, che sta per passare di nuovo alla fase 3 dell’emergenza Covid.

Sono tredici, su diciassette totali, i pazienti contagiati nel focolaio scoppiato sabato nell’ex Urologia, finora rimasta pulita. Brutte notizie anche sul fronte sanitari, con circa trenta contagi. E altre vittime in una giornata nera per il Fermano.

 

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La corsa ai tamponi
In tutto l’ospedale sono ora in corso i tamponi sui pazienti. Casi positivi sono già stati trovati anche in altri reparti. «La situazione venutasi a creare – spiega il direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini – impone di passare alla fase 3 del piano pandemico, quella di massima criticità. Sarà necessario l’accorpamento delle aree chirurgiche al sesto piano del padiglione nuovo, mentre il quinto piano sarà liberato per i pazienti Covid». Ventinove i posti letto che si guadagneranno: ventidue di Medicina Covid e sette di area grigia, per i pazienti dall’esito incerto. Come già successo nella prima ondata, a risentire della rimodulazione sarà soprattutto l’attività operatoria «che subirà, per un periodo ci auguriamo più breve possibile, una riduzione». I medici dell’area chirurgica saranno spostati nei reparti Covid e al pronto soccorso, per dare una mano.


«In questo momento è necessario fornire una risposta all’elevata richiesta di posti letto per chi ha contratto il virus», aggiunge Livini. Da qui in avanti, salvo le urgenze, saranno bloccati i nuovi ricoveri e limitate allo stretto necessario le attività ambulatoriali. «Siamo in una situazione di forte difficoltà – fa sapere il direttore dell’Av4 –, ancora peggiore della scorsa primavera. Difficoltà che arriva in una fase di grande pressione, che ci vede impegnati oltre che nella cura dei malati, anche sul fronte delle vaccinazioni e dello screening di massa, senza dimenticare che abbiamo dovuto farci carico, di recente, del focolaio alla casa di riposo Sassatelli, con ben 78 anziani che hanno contratto il Covid».


Dopo settimane di relativa calma, il Murri torna, dunque, in piena emergenza. «La situazione è sempre più critica – denuncia il segretario regionale della Cisl, Giuseppe Donati – e non solo per i casi di Coronavirus. Come era facile prevedere, il prezzo altissimo lo stanno pagando e lo pagheranno i malati di area medica no-Covid, che non troveranno più posti per il ricovero. Tutto questo, grazie al fatto che la provincia di Fermo, unica nelle Marche, ha sacrificato l’unico ospedale esistente per riempirlo di positivi, dovendo sacrificare tutte le altre patologie».ù

Per il sindacalista, il focolaio scoppiato a Medicina 2 potrebbe essere colpa dei tamponi rapidi che hanno sostituito quelli molecolari nell’accesso al pronto soccorso. Da dove arrivano notizie tutt’altro che rincuoranti. Il punto di primo intervento scoppia. Sabato i pazienti Covid non gravi non sono stati accettati e dirottati su Civitanova e San Benedetto. «Abbiamo dovuto chiedere al 118 di risparmiarceli – fa sapere il primario facente funzione, Antonio Ciucani –, perché non avevamo più la possibilità di collocarli. Abbiamo preso solo quelli molto gravi, ma non possiamo continuare così, con la gente parcheggiata in questo modo. Aspettiamo una soluzione».

Che arriverà con la fase 3 e i posti letto recuperati, a discapito dei pazienti negativi. Non si arresta, intanto, la corsa dei contagi. Ieri, nel Fermano, i nuovi positivi erano 75. Schizza altissimo il numero delle persone in quarantena, che ieri erano 2.231 (+759), per effetto dei positivi asintomatici scoperti con lo screening di massa. In tutto, i sintomatici sono 192 (+17). Tre le vittime tutte e tre donne: una 78enne di Servigliano, una 82enne di Fermo e una 90enne di Porto Sant’Elpidio.

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Corriere Adriatico