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FERMO - Se i contagi continueranno a salire, le scuole superiori dovranno cambiare passo. Accettare l’idea degli ingressi scaglionati e farla propria. Non impuntarsi, com’è successo l’anno scorso, a far entrare tutti gli studenti insieme, alle otto di mattina. Perché, stavolta, gli autobus per portarli tutti a scuola, potrebbero non esserci. O, chi di dovere, potrebbe decidere di non pagarli.
È lapidario Fabiano Alessandrini, mentre fa il punto sui trasporti in vista della riapertura delle scuole. Si dice tranquillo, il presidente della Steat, a diciotto giorni dal ritorno in classe.
Il summit
La prossima settimana ci sarà un incontro in Prefettura, per capire il da farsi. Attorno al tavolo siederanno i presidi e la società del trasporto pubblico locale, tra i quali, dal Covid in poi, non è scorso buon sangue. Con i primi arroccati contro i doppi turni e la seconda che ha rimediato con venti bus in più per portare a scuola i ragazzi quando la capienza era al 50%.
I dati mancanti
«Non abbiamo i dati aggiornati perché le scuole li hanno comunicati solo in minima parte. Mancano quelli dell’Iti e dello Scientifico, senza i quali dovremo continuare a basarci sul pregresso per organizzare le corse», fa sapere il presidente della Steat. Che, coi presidi, è perentorio: «Nella malaugurata ipotesi di tornare al 50% di capienza, le scuole dovranno aderire agli scaglionamenti, invece di fare muro e rigettare, com’è successo l’anno scorso, ogni ipotesi di ingressi differiti. Fin dall’inizio dell’anno, dovranno avere un piano b». Che – rimarca Alessandrini – avrebbe permesso alla Steat di portare a scuola tutti gli studenti, senza ricorrere ad autobus in più, e alle scuole di evitare la didattica a distanza. «È passato il messaggio che il problema erano i trasporti, perché non riuscivano a portare a scuola tutti gli studenti nello stesso momento. Ma, se le scuole avessero accettato lo scaglionamento, non dico mattina e pomeriggio, ma come da noi proposto, di due ore, avremmo avuto molti meno problemi», puntualizza il presidente della società del trasporto pubblico.
La sorveglianza
Con la questione capienza per adesso al sicuro, a preoccupare sono i controlli. Per il ritorno in classe, la Steat conferma i quindici steward alle fermate e i cinque nei terminal più congestionati. A loro il compito di vigilare sui ragazzi, quando, scesi dai bus, vanno verso le scuole e quando stanno per tornare sui pullman. Figure nuove, arrivate col Covid, che tengono d’occhio gli studenti, controllando che indossino le mascherine, che si siedano nei posti giusti e che non si assembrino. Scene viste e riviste nelle ultime settimane di scuola. Quando i ragazzi, alla fine di due anni tra dad e lezioni in presenza, con l’arrivo del caldo, hanno rotto gli indugi. E non farli abbracciare o parlare in gruppetti senza mascherine era una missione impossibile. Più volte la Steat, a Fermo, aveva chiesto l’aiuto dei vigili urbani – spiega Alessandrini –, ma ha sempre dovuto fare da sola, «sopperendo a una mancanza che si è fatta sentire».
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Corriere Adriatico