PORTO SAN GIORGIO - I carabinieri sgomberano uno chalet all’ora dell’aperitivo e sui social si scatena il finimondo. L’altro ieri, i militari del Radiomobile di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel giro di pochi minuti, la musica è stata spenta e lo chalet svuotato. Nel frattempo, i social hanno cominciato a pullulare di commenti. L’aperitivo interrotto è diventato oggetto di accesa discussione. Gli utenti si sono divisi in due schieramenti: da una parte quelli che invocano il pugno di ferro contro i trasgressori, dall’altra quelli meno ortodossi. Diversi se la sono presa con le leggi, ritenute molto confuse, che da un lato autorizzano eventi come quello di domenica e dall’altro obbligano, per esempio, a portare la mascherina anche all’aperto quando non si riesce a rispettare la distanza di un metro.
La protesta
C’è chi se l’è presa con gli “spioni”, chi con i locali che non fanno rispettare le regole, chi con le forze dell’ordine che, secondo alcuni, non calcano abbastanza la mano. «Aspettate solo che i locali chiudano e che i giovani smettano di fare la movida. Sfogate la vostra frustrazione con qualcos’altro e lasciate vivere chi ha voglia di vivere e divertirsi», scrive un ragazzo che riceve parecchi like dai coetanei. «Da giovane mi dissocio. Siete degli irresponsabili superficiali e irrispettosi nei confronti di chi è morto solo come un cane in un freddo letto d’ospedale e di chi si è sbattuto per raccogliere i pezzi», replica un giovane, dissentendo. «Vieni a lavorare con me in ospedale al reparto Covid coi tutoni», scrive in risposta una ragazza. A ricordarci che il pericolo non è ancora scampato c’è la donna di 85 anni di San Benedetto ricoverata al Murri dall’altro ieri, dopo essersi contagiata in Albania. L’ospedale non è più Covid free. I paragoni con feste e sagre riautorizzate si sprecano. Entra nel dibattito anche il capogruppo della minoranza sangiorgese, Carlo Del Vecchio.
Lo scandalo
«È davvero scandaloso e inaccettabile – scrive in una nota – che in questa città si continuino a usare due pesi e due misure. A questo punto, ci dicano se il distanziamento sociale è stato rispettato durante lo Street Food. Negli eventi voluti e patrocinati dal Comune è stato rispettato?». «Questa volta – prosegue –, invece, ci sono di mezzo un imprenditore, un privato cittadino, una struttura che rende attrattiva la nostra città e allora i controlli partono immediatamente. Se vogliono fare “figli e figliastri” lo facciano da un’altra parte, non a Porto San Giorgio e non contro chi lavora per risollevare le sorti della nostra città».
Il passato
Situazioni simili s’erano già vissute sotto quarantena, quando la gente chiusa in casa si era messa a dare la caccia a passeggiatori, additati, fotografati e messi alla gogna sui social da “spioni” nascosti dietro le tapparelle. E giù “scrollate” di commenti più o meno inviperiti, simili a quelli di queste ore. E a farsi prendere la mano, è un attimo. Così, capita che il discorso, invio dopo invio, viri su altri argomenti e che la chiacchierata virtuale si trasformi in una sequela di insulti. E, certe volte, scattano le denunce. «I procedimenti per reati legati alla diffamazione a mezzo internet – spiega il presidente dell’Ordine degli avvocati di Fermo, Stefano Chiodini –, negli ultimi tempi, sono abbastanza frequenti. Probabilmente, è dovuto al fatto che c’è una maggiore consapevolezza di poter denunciare gli autori delle offese». Il reato è penale. Si rischiano da sei mesi a tre anni di carcere o una multa di almeno 516 euro.
Il problema
«Come per qualsiasi altro tipo di reato – aggiunge Chiodini –, chi è incensurato rischia poco, chi ha precedenti di più. Il problema è che internet è un luogo dove è facile equivocare. Spesso si ingigantiscono le questioni e si va sul personale. Capita anche che, per un commento, finiscano amicizie pluridecennali». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico