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FERMO - Giù le mani dalla Terapia intensiva del Murri. Preoccupati per il futuro dell’ospedale di Fermo, i quaranta sindaci della provincia hanno scritto a Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini.
Al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità hanno chiesto di rivedere il ruolo del nosocomio in questa seconda ondata della pandemia.
L’utilizzo
«L’ospedale Murri – si legge nella missiva – rappresenta l’unica risorsa sanitaria completa sul territorio dell’intera provincia. Fermo deve fare la sua parte e lo sta facendo in maniera importante, con l’utilizzo del reparto di Malattie infettive che, ad oggi, raccoglie la maggior parte di pazienti provenienti da altre province. Ma un discorso diverso deve essere fatto per la terapia intensiva: non si può chiedere al Murri, e quindi a un’intera provincia, di bloccare tutte, o gran parte, delle attività operatorie o di rinunciare a una rianimazione territoriale». La questione, nei giorni scorsi, era stata sollevata anche da Licio Livini. Il direttore dell’Area vasta 4 s’era detto preoccupato all’idea di dover riconvertire in Covid la Rianimazione finora lasciata “pulita”. Anche perché, il Murri è un unicum nelle Marche. Nel senso che è l’unico ospedale di tutta la provincia, mentre le altre quattro ne hanno almeno due.
Il confronto
«Guardando le province attigue – prosegue la lettera dei sindaci del Fermano –, si vede operante quantomeno una Terapia intensiva Covid free per territorio.
I livelli
Tre i livelli di emergenza previsti: grave, severa e massima. Al momento, l’ospedale è al secondo. Sono stati, cioè, ricavati 68 letti Covid, di cui 22 dalla riconversione di Medicina, e attivati sei posti di Terapia intensiva e sei di subintensiva. I dodici letti sono stati ottenuti dal trasferimento di Cardiologia, con la conseguente sospensione dei ricoveri e la riduzione delle sale operatorie da quattro a due, più quella d’urgenza. «Tra le misure di questo livello emergenziale – fa sapere l’Av 4 – è previsto, ma non è stato ad oggi necessario, l’accorpamento del Dipartimento materno infantile, con le unità di Pediatria e Neonatologia che all’occorrenza potrebbero convergere negli spazi di Ostetrica e Ginecologia». Se la situazione dovesse peggiorare, scatterebbe il livello 3, «con un massimo di 104 posti letto Covid». In quel caso, cambierebbe il programma operatorio e sarebbero garantiti solo gli interventi di emergenza-urgenza e quelli di classe A. Intanto, nel Fermano, continua a salire il numero dei contagi.
Le differenze
Ieri, il Gores parlava di undici nuovi casi, ma le notizie che arrivano dai Comuni descrivono un quadro diverso. Preoccupano, tra gli altri, i dati di Porto San Giorgio, dove i contagiati, l’altro ieri, erano 130. Dopo la notizia della positività del sindaco Nicola Loira, ieri, un altro membro dell’amministrazione comunale ha fatto sapere di aver contratto il Covid. Si tratta del consigliere di maggioranza Christian De Luna. «Purtroppo – ha scritto in un post – il virus è entrato anche in casa mia. La situazione a Porto San Giorgio e nella provincia è particolarmente delicata, ma non dobbiamo seminare panico. Ci tenevo a chiedere a tutti quanti, ma soprattutto ai miei coetanei, di limitare occasioni di contagio. Lo so che è difficile e che noi giovani ci sentiamo invincibili, ma bisogna stringere i denti in questo periodo. Pensiamo a chi, vicino a noi, può avere più difficoltà ad affrontarlo. Non possiamo essere egoisti».
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Corriere Adriatico