FERMO - Sono settimane cruciali, queste, per le scuole del Fermano. Nei plessi si susseguono incontri e verifiche per organizzare le riaperture. Lo spauracchio delle classi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE:
Fermo, ecco "Silent movie": al cinema con le cuffie per evitare assembramenti
Fermo, fine dell'emergenza Covid, ma anziani ancora isolati nelle case di riposo. I familiari protestano: «Fateceli vedere»
Tirati per la giacchetta, Provincia e Comuni ascoltano le richieste dei presidi. Quante riusciranno a esaudirne è presto per dirlo. Dal contenitore al contenuto il passo è breve. Sull’anno scolastico che si aprirà tra meno di due mesi è stampato un grosso punto interrogativo. Le linee guida del ministero sono abbastanza vaghe. Danno alle scuole il potere di organizzarsi come meglio credono, nel rispetto delle regole anti-Covid.
Ma sulla ripresa dell’anno è buio pesto. Come sulle lezioni: in presenza? A distanza? Metà e metà? A turno unico? Doppio? In classe o chissà dove. E a problema si aggiunge problema. Perché esattamente una settimana dopo il ritorno a scuola, le lezioni dovranno essere sospese. Almeno quelle delle medie e delle elementari, per tradizione, 9no si allarga il fronte dei contrari.
Bisogna organizzarsi
Di quelli che invitano i Comuni a organizzarsi in qualche altro modo, a trovare posti alternativi per il voto. La proposta di Luciano Romanella di usare i centri sociali sembra essere caduta nel vuoto. Per Fermo, l’ex assessore comunale, ipotizzava un ruolo da «apripista a livello nazionale». «Abbiamo la fortuna di avere centri sociali in tutti i quartieri. Se il sindaco lo ritiene un discorso valido – spiega –, potrebbe proporlo al prefetto o a chi di dovere. Sarebbe un modo per salvaguardare le scuole della città, soprattutto in un momento tanto delicato come questo». Sull’argomento si è di recente inserito il consigliere regionale Francesco Giacinti che martedì ha presentato in Consiglio una mozione, approvata, per «salvaguardare la priorità dello svolgimento delle attività didattiche durante le date delle elezioni del prossimo settembre». L’esponente Pd sollecita «una ricognizione delle sedi alternative alle scuole, come palazzi dello sport, palestre, uffici, ex caserme, strutture temporanee e altri contenitori pubblici, in cui poter allestire i seggi per le prossime votazioni».
Le sanificazioni
Si vorrebbe, cioè, scongiurare “l’apri-chiudi-apri” che, con l’obbligo delle sanificazioni, farebbe perdere tempo e soldi, complicando anche la vita delle famiglie. «La scuola – spiega Giacinti – è una priorità. Non sacrifichiamo ulteriormente l’attività didattica dei nostri studenti. L’obiettivo deve essere assicurare una riapertura in presenza e in sicurezza, perché la scuola è anche socialità e condivisione».
Entro Ferragosto la quadra dovrà essere trovata. E dove non arriverà metro e distanziamenti, dovrà arrivare l’ingegno. Il nuovo polo scolastico di Ferno, probabilmente, non sarà pronto in tempo per la riapertura, che slitterà di qualche settimana. Gli studenti della media “Betti” resteranno all’ex ristorante Mario fino al taglio del nastro. Si preannuncia un rientro difficile per il Liceo scientifico “Calzecchi-Onesti” e per l’Iti “Montani”. Il primo dovrà fare i conti con i lavori di adeguamento sismico, già in corso e che andranno avanti durante l’anno. Il secondo con il triennio ancora sotto sequestro, gli spazi risicati e le classi sparpagliate in più plessi. Ma i problemi non risparmiano quasi nessuno. La “Da Vinci” di Fermo ha più di una questione sul tavolo, mentre Falerone, dove si lavora alla nuova scuola di Piane, dovrà fare i conti con la classe più numerosa della provincia: una prima media da 29 alunni a cui trovare al più presto una sistemazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico