Fermo, fine dell'emergenza Covid, ma anziani ancora isolati nelle case di riposo. I familiari protestano: «Fateceli vedere»

Fermo, fine dell'emergenza Covid, ma anziani ancora isolati nelle case di riposo. I familiari protestano: «Fateceli vedere»
FERMO - Protetti, ma lontani dai loro cari. Da mesi, gli anziani delle case di riposo del Fermano vivono in un limbo senza sapere quando finirà. La chiusura delle strutture...

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FERMO - Protetti, ma lontani dai loro cari. Da mesi, gli anziani delle case di riposo del Fermano vivono in un limbo senza sapere quando finirà. La chiusura delle strutture residenziali ha impedito al Covid di entrare e di far ammalare gli anziani. E, infatti, nella nostra provincia i casi di contagi nelle case di riposo si sono contanti sulle dita di una mano. 


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Ma adesso che l’emergenza sembra passata ed il lockdown finito le famiglie hanno cominciato a protestare. Vogliono vedere i loro cari, fargli sentire la loro vicinanza. Solo che non sempre ci riescono. Da quando la Regione ha ridato il via libera alle visite, ogni struttura s’è organizzata a modo suo. Ci sono quelle che consentono gli ingressi un po’ per volta e quelle che tengono ancora le porte sbarrate.
 
Nell’autorizzare le riaperture, la Regione ha dettato anche le regole per gli incontri. E a quelle, le residenze protette, si attengono scrupolosamente. Ma per alcune famiglie sono troppo rigide. Così, qualcuno si è messo a protestare e a minacciare denunce. È successo alla casa di riposo Sassatelli di Fermo, che, con più di centro ospiti, è la più grande della provincia. Come le altre strutture, prima che la pandemia esplodesse, ha bloccato l’accesso agli esterni. Da qualche settimana, le visite di parenti e famigliari sono riprese. 
Il metodo
Vanno prenotate per telefono e si tengono in giardino ogni dieci giorni. «È l’unico modo per far fronte ai nostri numeri. A eccezione di qualche caso a noi ben noto – fanno sapere dalla struttura –, si svolge tutto nella massima serenità». Il riferimento è, appunto, al gruppo di famiglie scontente, che vorrebbero vedere i loro cari più spesso. «Finché eravamo in emergenza – proseguono –, eravamo tutti eroi. Ci hanno ringraziato per aver chiuso la struttura ed essere riusciti a non far entrare il virus. Adesso, invece, ci accusano di tenerli lontani dai loro cari. Addirittura, di segregarli, quando non facciamo altro che tutelare la loro salute che, per noi, è prioritaria». Nei mesi di lockdown, chi prima chi dopo, le case di riposo si sono tutte attivate con le videochiamate, per mantenere in contatto ospiti e famigliari. Sistema utilizzato ancora oggi nelle strutture che restano chiuse. 
Le regole

Nelle altre, le visite seguiranno le regole della Regione fino a nuovo ordine. Una sola persona per volta, con mascherina e guanti, a distanza di un metro dagli ospiti che vengono accompagnati fuori dal personale. Anche quelli allettati, «perché la legge è uguale per tutti». Poi, succede che le regole non sempre vengano rispettate. «Ma noi non siamo controllori – spiegano dal Sassatelli – e ci aspettiamo che persone adulte e consapevoli si adeguino». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico