Il settore moda ora affretta il passo: «Fateci aprire le aziende da lunedì»

Il settore moda ora affretta il passo: «Fateci aprire le aziende da lunedì»
FERMO - Il settore moda pressa il Governo per poter riaprire lunedì. Uno spiraglio per il settore calzaturiero, dei cappelli, per l’indotto dei due comparti ma anche...

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FERMO - Il settore moda pressa il Governo per poter riaprire lunedì. Uno spiraglio per il settore calzaturiero, dei cappelli, per l’indotto dei due comparti ma anche per tutta l’economia fermana. Nel frattempo la fiera calzaturiera Obuv di Mosca ha subito un nuovo slittamento ed è stata riprogrammata dall’8 all’11 giugno. Il fashion italiano ha lanciato il suo grido di allarme e lo ha fatto con gli alfieri del made in Italy. Riaprire il 20 aprile prima che sia troppo tardi è la richiesta che è sul tavolo dell’esecutivo. Un appello che Conte non può trascurare considerato il peso della moda made in Italy sul bilancio del Paese. Tra gli imprenditori e le varie associazioni che hanno presentato la richiesta filtra ottimismo. L’ultimo scoglio sarebbe quello di predisporre il protocollo di sicurezza che ogni azienda è chiamata a rispettare in ogni dettaglio per garantire la salute di imprenditori e dipendenti. Una ripresa darebbe ossigeno alla calzatura fermana, già in difficoltà prima della pandemia, e costretta ad una corsa ad handicap per recuperare terreno.


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Secondo le stime, ogni giorno di chiusura del distretto calzaturiero fermano-maceratese (calzaturifici più indotto) il fatturato perso è di 12-15 milioni di euro. «La riattivazione di tutta la filiera, in particolare quella a valle, e mi riferisco ai negozi, sarebbe molto più efficace» commenta Valentino Fenni, presidente sezione calzature Confindustria Centro Adriatico. «I primi giorni serviranno per riavviare i motori dell’azienda, fare il punto della situazione per poi lavorare sui campionari. Chi ha invece delle commesse, in particolare le aziende che svolgono attività di conto terzi per grandi gruppi, potrebbe concentrarsi fin da subito sulla produzione». 

Tra l’altro in questi giorni, con la riapertura dei negozi di abbigliamento per bambini consentita da lunedì scorso, si era creata una situazione di disallineamento della filiera. Nel caso l’esercente riuscisse a svuotare tutto il negozio incontrerebbe difficoltà a rifornirsi visto che la produzione è ferma. Al massimo i fornitori potrebbero spedire solo la merce giacente nel proprio magazzino. Un discorso che vale anche per le calzature, considerato che quasi tutti i negozi di kidswear vendono anche le scarpine. «È una incongruenza. Se il negozio termina le scarpe a disposizione e i fornitori abituali non ne hanno è costretto a rivolgersi altrove e magari anche all’estero, visto che in qualche Paese si produce ancora» osserva Cristiano Ferracuti del calzaturificio Missouri di Monte Urano, specializzato nella produzione di calzature da bambino. «Si è parlato sempre di apertura e chiusura della filiera nel suo complesso ma in questo caso il concetto non è stato applicato. Speriamo di poter riaprire presto perché le aziende hanno bisogno di produrre» termina l’imprenditore monturanese. 


Nuova proroga per la fiera Obuv di Mosca. La manifestazione, fondamentale per la Russia, mercato di riferimento della scarpa marchigiana, era inizialmente in programma dal 17 al 20 marzo, poi è stata inserita in calendario dal 12 al 15 maggio e ora è prevista dall’8 all’11 giugno. Una data che lascia più di un dubbio.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico