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MONTE URANO Dopo 54 anni e sette mesi lo storico negozio di generi alimentari Cecchetti di Monte Urano è costretto a chiudere. Un solo colpevole: l’aumento della bolletta dell’energia elettrica, passata da una media mensile di mille euro a 4.500 euro. «Prima chiudo e meglio è. Non voglio indebitarmi» è la sintesi di Marcello Giustini, che tutti conoscono con il nome di Nando, gestore di riferimento dell’attività. Sabato sarà l’ultimo giorno di apertura per una delle più antiche attività commerciali del centro calzaturiero.
La svendita
In questi giorni la famiglia Giustini (Cecchetti è il cognome della mamma che avviò il negozio) sta operando una svendita dei prodotti con l’obiettivo di svuotare il magazzino al fine di ridurre le relative imposte. «Siamo costretti a chiudere.
Gli affari
Il negozio di generi alimentari non ha mai avuto problemi di liquidità. Un’attività sana che avrebbe proseguito la sua storia se non fosse intervenuto il caro energia, che sta mettendo a rischio non solo la produzione delle grandi fabbriche ma anche le piccole attività dei paesi e dei borghi. Attività essenziali per i residenti. Ma se il costo dell’energia tornasse come prima grazie ad un intervento dell’Europa o del Governo italiano? «Non credo alle favole. Non accadrà. Al massimo ci sarà uno sconticino o un ristoro. Ma se la mia bolletta da 4.500 venisse ridotta a 3.000 euro la sostanza non cambierebbe. La politica doveva già essere intervenuta. Adesso è già tardi. In queste settimane ho sentito tanti miei fornitori lamentarsi per la situazione, per le bollette dell’energia elettrica che sono quadruplicate e parecchi andranno avanti finché riusciranno. Un paio di mesi, forse fine anno. Poi se la situazione resterà questa chiuderanno» conclude Nando Giustini. La sua drastica decisione ha risuonato come un campanello d’allarme a Monte Urano, ed è uno specchio della situazione in cui versano gli altri esercizi commerciali e produttivi che più di altri consumano energia elettrica. Da un lato la chiusura di piccole attività presta il fianco ai giganti della grande distribuzione, dall’altro si palesa il pericolo svuotamento delle attività e dei servizi con la chiusura dei negozi nei piccoli paesi, proprio quelli che la politica vorrebbe al centro del turismo o ripopolare. Ma senza servizi.
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Corriere Adriatico