Amandola, playstation, cellulare ed auto dall'anziana raggirata: fratelli a giudizio

Amandola, playstation, cellulare ed auto dall'anziana raggirata: fratelli a giudizio
FERMO Due fratelli amandolesi di 23 e 28 anni sono stati rinviati a giudizio al tribunale di Ascoli per truffa aggravata “in concorso tra loro e con artifici e...

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FERMO Due fratelli amandolesi di 23 e 28 anni sono stati rinviati a giudizio al tribunale di Ascoli per truffa aggravata “in concorso tra loro e con artifici e raggiri” nei confronti di un’anziana di 83 anni, anche lei amandolese.


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La decisione è scaturita nell’udienza preliminare, nella quale il giudice Rita De Angelis ha accolto la richiesta del pubblico ministero Mara Flaiani e dell’avvocato della donna Olindo Dionisi. Invece il non luogo a procedere era stato chiesto dagli avvocati dei due giovani Stefano Bastiani, Gianni Antonelli e Franco Ceregioli. Il dibattimento è stato fissato per il 24 febbraio 2020. La storia inizia nel 2016, quando il più piccolo dei due ragazzi sta svolgendo il servizio civile presso la Caritas.
 

In quel periodo entra in contatto con l’anziana signora, invalida al 100% per inabilità lavorativa. Il ragazzo svolge diversi servizi per conto della donna, dall’accompagnarla alle visite a fare la spesa e molto altro. Tant’è che si instaura un rapporto di fiducia e amicizia che poi si prolunga anche dopo il termine del servizio alla Caritas del giovane, che continua comunque ad aiutare la donna. Questa sembra dimostrarsi molto riconoscente, tanto da regalare al giovane uno smartphone, una playstation e un’auto Renault Clio del valore di circa 15.000 euro, che il ragazzo fa intestare al fratello maggiore, per questo coinvolto nella vicenda. Secondo l’accusa il ragazzo avrebbe approfittato del rapporto di fiducia che si era creato con la donna per spingerla a farsi fare queste regalie e ulteriori presunte di altro genere. Ciò, nelle motivazioni della tesi accusatoria, per trarre “ingiusto profitto della disponibilità dei beni con pari danno per la persona offesa, con l’aggravante di aver commesso il fatto abusando dello stato di minorata difesa per le precarie condizioni di salute”. Denuncia partita nel luglio 2017, dopo un tentativo di accordo, andato a vuoto, promosso dal legale dell’anziana. Nel frattempo i beni sono stati preventivamente sequestrati. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico