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In Miseria e Nobiltà, viene chiesto a Totò di lasciare in pegno al pizzicagnolo il soprabito di Pasquale, come se fosse il paltò di Napoleone, per comprare cibo e due litri di Gragnano frizzante, ricordate: «Se frizzante lo pigli sennò desisti». Non vorrei che il programma nazionale di ripartenza e resilienza diventasse come il soprabito di Pasquale. I fondi che l’Europa ha promesso di concedere all’Italia all’interno del programma NextGenerationEU sono tanti, oltre 210 miliardi, ma non sono sicuramente sufficienti per curare tutti i mali di cui soffre il paese, dai ritardi negli investimenti su infrastrutture e sanità, alla lentezza della pubblica amministrazione e della giustizia, alla perdita di competitività dei nostri settori produttivi, al mancato rinnovamento della scuola e dei percorsi di istruzione. Non voglio essere frainteso. Il progetto per la ripartenza che si accinge a presentare il Governo è fondamentale ma da solo non basterà. Può individuare linee e strategie di sviluppo attraverso specifici finanziamenti, come il potenziamento della rete ferroviaria, ma poi questi progetti dovranno essere di indirizzo per ripensare il nostro modello sociale ed economico. Se si potenzia la rete ferroviaria si dovrà rivedere il modello dei trasporti di persone e cose, riportando centralità al trasporto pubblico che dovrà essere prevalentemente elettrico con l’introduzione di strutture logistiche e intermodali, per facilitare l’interscambio tra i diversi sistemi di trasporto. Questa è la sfida che abbiamo di fronte. L’investimento sull’infrastruttura digitale, mi auguro porterà fibra ottica in ogni casa, laboratorio e fabbrica, ma poi sarà necessario far correre servizi e produzioni che utilizzano questa moderna infrastruttura. Per le aree interne e periferiche del Paese, questa sarà una opportunità concreta, senza precedenti, da non lasciar cadere. Occorre immaginare, dare spazio alla creatività, andare oltre il singolo finanziamento. Per le aree interne il ruolo della conoscenza ha un valore ancora più importante e in questo le scuola e le università dovranno contribuire alimentando idee, costruendo laboratori, dando spazio all’innovazione e alla creatività che potrebbe correre sull’infrastruttura digitale, solo se questa avrà adeguate capacità e velocità di comunicazione. Quindi l’investimento per un’adeguata infrastruttura digitale ci deve essere, ma poi occorre creare sinergie con i vari stakeholder per servizi e prodotti innovativi. Per dar spazio a queste prospettive, le amministrazioni locali hanno un ruolo fondamentale, dato che il 60% dell’intero finanziamento europeo verrà investito dalle amministrazioni territoriali. Queste risorse non dovranno disperdersi ma, in sinergia con i grandi investimenti nazionali, produrre occasioni concrete di ripartenza e sviluppo. Può sembrare tutto molto difficile e forse lo è, ma il programma di ripartenza oltre che contenere grandi progetti sulle infrastrutture capaci di rispettare i vincoli imposti dalla Commissione Europea, deve proporre una visione, un obiettivo di lungo respiro per trainare la rinascita del Paese. Un disegno da cui partire per definire le azioni dei prossimi anni, per non tornare come prima ma favorire linee di sviluppo inequivocabili per creare condizioni migliori di quelle che abbiamo lasciato. Se l’obiettivo rimane quello di ritornare come prima, penso che presto avremo da pentircene. Il rispetto dell’ambiente deve rimanere uno tra gli obiettivi principali, non possiamo più consumare risorse naturali, distruggere le biodiversità, bruciare energia. Nella transizione ecologica, che il Governo si appresta a gestire, una parte significativa riguarderà l’energia che non dovrà più essere di sola natura fossile, ma prevalentemente da fonti rinnovabili con un incremento del risparmio energetico. Queste scelte dovranno incentivare azioni per adeguare i prodotti e i sistemi di produzione.
*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica
delle Marche
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Corriere Adriatico