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Ho sempre creduto nella scienza e continuerò a farlo. La scorsa settimana ho completato la vaccinazione con la seconda dose di AstraZeneca. Tanti giovani stanno facendo la stessa cosa, mentre molti delle generazioni a me vicine stanno aspettando non si sa bene cosa. Tante ragazze e ragazzi si stanno vaccinando per non perdere quello che la vita sta offrendo loro nel periodo unico della giovinezza. Sono di esempio per quanti pensano di non vaccinarsi. Questo permetterà loro di riprendersi la giovinezza, le vacanze e tornare in piena sicurezza a scuola e all’università e ricucire quel percorso spezzato e solo in parte compensato dalla Dad. Tutto comprensibile dal loro punto di vista ma a una condizione irrinunciabile: che lo Stato somministri loro il giusto vaccino e non le rimanenze di magazzino. Evitiamo inutili rischi. Nel far questo occorre seguire ancora la scienza ed il rigore metodologico, evitando comunicazioni errate e intrighi economici. Il vaccino resta ancora l’unica difesa contro il Covid e in questa estate dobbiamo completare la vaccinazione di tutti, altrimenti con l’arrivo dell’inverno il rischio potrebbe tornare alto. Se la nazionale vince tre a zero, siamo tutti contenti, ma non dobbiamo dimenticarci i problemi che abbiamo di fronte. Nulla dovrà essere come prima a partire dalla sanità che dovrà sviluppare più servizi sul territorio. È necessario investire per tempo nelle infrastrutture, così come nell’organizzazione e gestione dei nuovi servizi. Non sono aspetti semplici, invito chi ha la responsabilità politica ed amministrativa della Regione a progettare per tempo altrimenti arriveremo sempre tardi con servizi inadeguati. I fondi ci sono, ora occorrono idee, competenze e determinazione nelle scelte. Un servizio diffuso di telemedicina su tutto il territorio deve essere proposto. Se non ora, quando? Esistono esperienze da cui partire e competenze tecnologiche e organizzative da mettere in campo per sviluppare anche una più ampia integrazione con l’assistenza sociale opportunamente rafforzata e riorganizzata. La rete telematica per la medicina sul territorio dovrebbe sostenere e integrare una domotica sociale anch’essa territoriale per assistere tutte le persone con fragilità e gli anziani. Le tecnologie esistono e sono affidabili, ma da sole non bastano, ora occorre progettare e gestire i servizi. Negli anni, grazie alle azioni di ricerca e sviluppo proposte dal Cluster Nazionale sulle Tecnologie per gli ambienti di vita, molte aziende manifatturiere delle Marche hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi in fase prototipale, ora basterebbe solo pianificare delle linee di sviluppo di servizi integrati di assistenza per far decollare le attività produttive collegate, utilizzando ad esempio strumenti di public procurement. Bisognerebbe sviluppare un grande laboratorio su tutto il territorio regionale per sperimentare queste soluzioni con significativi vantaggi per le persone, attraverso servizi adeguati e di qualità, e per le imprese, stimolate ad innovare nei prodotti e nei servizi. Si potrebbero così attrarre investimenti e di fatto evitare la scelta di molte imprese di trasferire le attività produttive in Paesi dove i costi del lavoro sono temporaneamente più bassi. Per la specificità di questi prodotti e servizi, che devono essere dimensionati e specializzati per ogni singolo utente, le aziende devono essere inserite nei territori, la prossimità diventa elemento di competitività. Sono strategie possibili, che potrebbero trovare spazio e finanziamenti adeguati nei capitoli per le transizioni digitali e ambientali del Pnrr. Ma occorrono visioni, capacità di pianificazione e di gestione di chiari obiettivi, tutti aspetti che al momento non troviamo nell’amministrazione regionale. Speriamo in un cambiamento, ma al momento stanno facendo meno della precedente amministrazione, individuando soluzioni a dir poco fantasiose, come un nuovo casello autostradale tra due che distano di pochissimi chilometri, certo meglio averlo che non averlo, ma forse le priorità sono altre, come la terza corsia nel tratto sud dell’autostrada A14 e non il casello per il paese del Presidente della Giunta Regionale. È un modello ormai superato, in Abruzzo si costruivano autostrade per collegare il paese di un Ministro, di fatto disperdendo risorse pubbliche.
* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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Corriere Adriatico