OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Innovazione è una delle parole chiave per le nostre economie. L’introduzione di innovazioni interessa principalmente le imprese, per le quali la capacità innovativa è diventata una delle principali leve per la competitività. L’innovazione riguarda però sempre più anche la pubblica amministrazione e i singoli cittadini. Pensiamo al tema delle smart city (cioè delle città intelligenti) sul quale è intervenuto lunedì scorso su questo giornale il collega Michele Germani.
Una smart city è una città nella quale i servizi ai cittadini e alle imprese sono resi più efficaci, efficienti e sostenibili soprattutto grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali: dai trasporti ai servizi idrici, allo smaltimento dei rifiuti, alla gestione degli spazi pubblici, ecc. La possibilità di realizzare smart city dipende non solo dalla capacità delle imprese di offrire nuove soluzioni tecnologiche, ma anche dalla capacità delle pubbliche amministrazioni di acquisire e implementare queste soluzioni e dalla capacità dei cittadini di utilizzarle in modo efficace. È evidente che l’innovazione è sempre più associata agli sviluppi delle nuove tecnologie, prima fra tutte quelle digitali; ma è anche evidente che la tecnologia da sola non è sufficiente.
Nelle imprese l’introduzione di innovazioni, di prodotto o di processo, richiedono di cambiare anche i modelli organizzativi e di business.
Di fatto continuiamo con i sistemi tradizionali per le resistenze ad implementare queste soluzioni. Nel nostro paese alle fisiologiche resistenze delle organizzazioni e degli individui si aggiunge un quadro normativo che scoraggia l’introduzione di cambiamenti. Tutto questo implica che la sfida dell’innovazione riguarda non solo le imprese ma l’intero sistema paese, dalle istituzioni fino al singolo cittadino. Proprio considerando il concetto di innovazione in questa accezione ampia è possibile tentare di misurare la capacità innovativa di un territorio. È ciò che fa da qualche tempo la commissione europea attraverso degli indicatori della capacità innovativa a livello nazionale e regionale: lo European Innovation Scoreboard e il Regional Innovation Scoreboard. Si tratta di indicatori costruiti utilizzando e normalizzando numerose variabili riferite ai diversi aspetti dell’innovazione: dalla spesa in ricerca e sviluppo per produrre nuova conoscenza, al livello di formazione della popolazione, all’effettiva introduzione di innovazioni da parte delle imprese, ecc.
Nel panorama europeo l’Italia nel suo complesso è un innovatore ‘moderato’, con un valore dell’indice di poco inferiore alla media Ue. Non diversamente dalla media italiana, anche le Marche si classificano come regione ‘moderata’ nella capacità innovativa, con un indice che è inferiore alla media europea e in linea con la media nazionale. Il posizionamento in termini di capacità innovativa della regione non è particolarmente brillante ma dall’ultima edizione del Regional Innovation Scoreboard (con dati relativi al 2022) emerge che le Marche sono state la prima regione in Italia e fra le prime in Europa per la variazione dell’indicatore fra il 2016 e il 2022. È un ulteriore segnale del ritrovato dinamismo che il sistema produttivo regionale sta mostrando negli ultimi anni.
*Docente di Economia
all’Università Politecnica
delle Marche
e coordinatore
della Fondazione Merloni
Corriere Adriatico