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Diritto allo studio unico strumento di crescita. Nel Pnrr, oltre ai significativi investimenti nei sistemi e nelle infrastrutture per la ricerca, sono stati pianificati interventi a favore del diritto allo studio: 500 milioni di euro per aumentare sia gli importi che il numero delle borse di studio per studenti universitari. Nell’attuale proposta di legge di bilancio, per dare continuità all’azione intrapresa, anche per il prossimo biennio, il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio sarà incrementato di 500 milioni, speriamo che passi. Finalmente si torna a far crescere i fondi per il diritto allo studio superando i valori del 2009 quando per le leggi finanziare ed i tagli lineari proposti da Tremonti si ridussero in due anni di oltre il 60%. Queste misure dovrebbero aiutare un numero maggiori di studenti ad accedere con profitto ai percorsi universitari, soprattutto in questo periodo di situazione economica precaria per molte famiglie. Nel Pnrr sono previsti anche 960 milioni di euro per finanziare ulteriori alloggi per studenti e triplicare i posti letto disponibili per gli studenti fuori sede, portandoli dagli attuali 40 mila a oltre 105 mila entro il 2026. Ma come era facile prevedere, su questo ultimo obiettivo si stanno registrando alcuni ritardi, per la fine di quest’anno sembra non si raggiungano i nuovi 7 mila posti letti richiesti. Le politiche per il diritto allo studio sono attuate su base territoriale assieme alle Regioni con fondi propri, ma spesso con risultati non uniformi. Nelle Marche, nella precedente legislatura, si è passati da quattro enti per il diritto allo studio, uno per ogni università, ad un unico Ente per tutti gli studenti delle quattro università, delle due accademie di belle arti e dei due conservatori di musica. Un risultato a cui ho contribuito a definire come Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, convinto che con un’unica struttura si potessero migliorare i servizi grazie ad una maggiore efficienza organizzativa ed economica. E così è accaduto, con borse di studio per tutti gli aventi diritto, con uffici tecnici ed amministrativi adeguati, con un’unica centrale di acquisti ed una maggiore efficienza organizzativa anche grazie alla digitalizzazione delle procedure. Le politiche pubbliche per il diritto allo studio, oltre che dalle risorse messe a disposizione, devono poter essere valutate anche sui benefici prodotti verso gli studenti. Per questo negli ultimi anni sono stati elaborati alcuni strumenti come i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) nel diritto allo studio, i cui principi però sono ancora in parte inapplicati. Ad esempio, l’importo della borsa di studio andrebbe definito sulla base dei costi necessari al mantenimento agli studi, quindi con una correlazione su base territoriale, ma pare che ancora manchi il decreto di attuazione. Senza questi strumenti si rischiano disparità di trattamento anche tra regioni confinanti.
*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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