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Due notizie della scorsa settimana, la mancata designazione di Ancona a capitale italiana della cultura e la sospensione del Frecciarossa Ancona-Milano, hanno riproposto il tema della progressiva marginalizzazione della regione e del suo capoluogo. Per quanto concerne la mancata designazione di Ancona non va dimenticato che si trattava di una competizione con un unico vincitore; la probabilità di successo era pertanto bassa. E’ stato sicuramente utile competere mentre ha poco senso, col senno di poi, attribuire il mancato successo al modo con il quale è stata gestita la proposta. E’ possibile che si potesse fare meglio, ma di questo ci si rende conto perché si è deciso di competere. Per questo il lavoro preparatorio alla candidatura non è stato vano e le idee sviluppate, così come l’esperienza maturata, potranno essere validamente sfruttare nei prossimi anni. Certo, la vittoria avrebbe significato molto per la visibilità di Ancona e delle Marche e per rafforzare il ruolo del capoluogo. Ma non è detto che sarebbe stato un elemento decisivo. Quello che conta è la direzione intrapresa e la sistematicità con la quale si riuscirà a procedere. La candidatura è un buon inizio e va considerato come il primo passo di un percorso che ha necessariamente tempi lunghi. La seconda notizia, la soppressione del Frecciarossa per Milano, apparentemente meno rilevante, è una notizia più preoccupante. Poiché è il risultato di una situazione non facilmente modificabile: il fatto che Ancona manca di massa critica sufficiente, in termini di popolazione e attività, per rendere sostenibile un collegamento giornaliero ad alta velocità su Milano. In questo ambito Ancona dovrebbe essere considerata non solo per sé ma anche come capoluogo regionale; e la sua stazione ferroviaria come un hub (cioè punto di snodo e concentrazione) per l’intera regione. Anche da questo punto di vista le cose non sono semplici poiché anche fuori del capoluogo prevale la frammentazione. E’ notizia recente il fatto che Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto hanno superato per numero di abitanti i rispettivi capoluoghi provinciali: Macerata e Ascoli Piceno. Risultato del continuo scivolamento di popolazione dall’entroterra verso la costa. Quello che conta in questo caso è il fatto che questo processo accentua il già elevato carattere policentrico della regione. Carattere al quale possono attribuirsi diversi aspetti positivi ma che crea non pochi problemi di efficacia e di efficienza nell’organizzazione dei servizi pubblici, primo fra tutti quello dei trasporti. Occorrerebbe ipotizzare una rete di servizi punto a punto sia fra i vari centri sia fra questi e l’hub regionale; ma è probabile che per nessuno di questi collegamenti si riuscirebbe ad avere un traffico sufficiente a giustificarne i costi. A ciò si somma il problema dei collegamenti con la miriade di centri minori e di insediamenti sparsi per i quali il trasporto privato è probabilmente l’unica soluzione possibile.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
Corriere Adriatico