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«Di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più». È l’insegnamento ancora attualissimo pronunciato 44 anni fa da Giovanni Paolo I che oggi viene proclamato beato durante la solenne celebrazione in piazza San Pietro. Il veneto Albino Luciani, passato alla storia come il “Papa del sorriso”, è rimasto sul soglio di Pietro per soli 33 giorni, a partire dall’elezione del 26 agosto 1978. Giovanni Paolo I, scrive Antonio Preziosi nel suo libro “Il sorriso del Papa”, «fu anche il Pontefice delle ‘prime volte’: il primo a scegliere il doppio nome, il primo ad abolire il plurale maiestatico e l’incoronazione, rinunciando ai segni della ‘regalità del Papa’, il primo a pronunciare discorsi meditati ma recitati come se fossero a braccio, senza leggere i testi ufficiali preparati o vistati dalla Segreteria di Stato, il primo a dire che Dio non è solo padre, ma ama i suoi figli con un amore profondissimo come fa una mamma». È anche il primo a citare un versetto del Corano. Lo fa durante un Angelus richiamando un passo dei testi sacri dell’islam: “C’è una notte nera, una pietra nera e sulla pietra una piccola formica; ma Dio la vede, non la dimentica”. Papa Luciani, inoltre, è ricordato per i “sei vogliamo”, una sorta di programma del suo pontificato: l’attuazione del Concilio Vaticano II sulla scia dei suoi predecessori; il servizio ai poveri, agli umili, agli indifesi; l’evangelizzazione come primo dovere della Chiesa; l’impegno ecumenico; il dialogo coi credenti e i non credenti; le iniziative volte a tutelare e incrementare la pace nel mondo. Da vescovo, scrive ancora Preziosi, «si impegnava in azioni reali di carità e di attenzione verso i poveri. Desiderava che le porte del patriarcato fossero aperte per accogliere i sofferenti e i bisognosi. E ci sono decine di testimonianze di donazioni di beni di immediato ristoro nei confronti dei più poveri. Ogni soldo tolto a sé stesso veniva destinato a loro. In tempi di austerity rinunciò al privilegio concesso al patriarca di Venezia di poter usare l’automobile quando c’era il blocco della circolazione automobilistica: una volta, dovendo andare a Mestre per una celebrazione ufficiale, vestito di rosso e con gli abiti formali, prese una bicicletta ed arrivò a destinazione pedalando, tra lo stupore dei fedeli». Il suo predecessore Giovanni Paolo II, un anno dopo la sua morte, si riferirà alla figura di Luciani come a quella di un uomo la cui grandezza è inversamente proporzionale alla durata del suo servizio nella sede di Pietro. Al mondo cattolico (e non solo) lascia in eredità la bellezza della sua vita vissuta: umiltà, preghiera, obbedienza ai superiori, fedeltà assoluta alla Chiesa. E la certezza che quella del Vangelo è l’unica strada sicura. Chi segue e crede in Gesù può affrontare ogni prova: non ci sono barriere insuperabili né sentieri impercorribili.
*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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