OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Quando potremo tornare alla normalità? E dico alla normalità senza aggettivi, non la Nuova Normalità, qualsiasi cosa significhi. Siamo impazienti di lasciarcelo alle spalle, il virus. «È stata una orribile parentesi, è chiusa». La riapriremo giusto per vessare i nipotini: «Ora nonno ti racconta cosa accadde nel 2020». Quando potremo riavere intera la nostra libertà, e smetterla di comportarci come Cenerentola, «Oddio, mancano cinque minuti alla mezzanotte, devo rincasare», e riprendere a mascherarci solo a Carnevale e partecipare a una cena di venti persone, tutti ammassati allo stesso tavolo (da dodici)? Non che non sia gradevole questo periodo di transizione, la vita riconquistata pezzo a pezzo, settimana dopo settimana. Ma insomma quando torneremo alla normalità? Stasera. Per sole due ore, d’accordo. Dalle 21 alle 23, l’Italia sarà esattamente come prima del Covid, e dopo il Covid. Sarà quella di sempre, quando la Nazionale gioca una partita importante: un Paese incollato allo schermo domestico. «Fantozzi aveva un programma formidabile. Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero». Saremo fieramente Fantozzi, per un paio d’ore, risparmiandoci la flanella che non è stagione (invece è stagione di familiare ghiacciata). Canteremo l’inno di Mameli molto più convinti che l’anno scorso sui disperati balconi. (Era Buffon quello che prima d’ogni sfida lo urlava a squarciagola senza mai beccare una nota giusta manco per sbaglio?). Parleremo fitto col televisore. Trasformati in Commissari Tecnici - che è sempre meglio che credersi tutti virologi, no? - invieremo a Mancini (insensibile, temo, sordo più d’una campana) i nostri preziosi, anzi risolutivi suggerimenti: «Fai entrare Potacchio, muoviti!». Ci indigneremo per le scellerate decisioni dell’arbitro cornuto e venduto. Piede azzurro dritto nettissimo contro caviglia turca: «Ma cosa fischi? Cosaaa? Lascia giocare, ha preso la palla!». Spintarella impercettibile ai danni d’un nostro eroe: «È fallo ooooh! Ma questo bisognoso di cane guida e bastone bianco ce l’ha con noi! E il Var non dice niente? Che schifo!». Ci attendono due ore così, ogni problema rimosso, il mondo intero, fuorché quel rettangolo verde inquadrato dalle telecamere, cancellato per un Paese intero. È l’eterno miracolo del calcio, si produce ogni volta. «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci». Così parlò Pasolini, e le sue parole oggi sono anche più veritiere. E chi alla sacra rappresentazione calcistica è allergico? Beh, anche per loro oggi sarà una serata bellissima.
*Opinionista e critico cinematografico
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico