Soldi a chi se lo merita sul serio: le mie (3) proposte per il cinema

Soldi a chi se lo merita sul serio: le mie (3) proposte per il cinema
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Devo essermi perso qualche passaggio. Fino a ieri, tutte le dichiarazioni del ministro Sangiuliano, del sottosegretario Lucia Borgonzoni, di altri esponenti della maggioranza di centrodestra rimarcavano la centralità del cinema nel sistema culturale italiano e assicuravano investimenti crescenti. Oggi il ministro definisce il cinema italiano una «mangiatoia» e annuncia tagli non per 35 milioni, come richiesto dal ministro dell’economia Giorgetti, ma per 100 milioni. Aiutare lo sviluppo di un settore tagliando risorse?

La ricetta sembra quantomeno bislacca. Il ministro non ha affatto torto quando sottolinea che il sistema cinema spreca risorse. Suo dovere sarebbe ridurre se non eliminare gli sprechi, non tagliare pesante le risorse a un’industria in piena crisi. A tagliare sono buoni tutti. Mi sia consentito dare qualche idea al ministro. Cose semplici. Utili anche nel caso i 100 milioni di tagli fossero confermati: se tagli ma il sistema non lo riformi bene (sottolineo: bene), presto sei di nuovo da capo. 1) Nel 2022, sono stati prodotti in Italia 355 film, 253 italiani al 100%, poi ci sono le coproduzioni. 355: più che nel 2019. Solo poche settimane fa, il sottosegretario Borgonzoni festeggiava questo dato: non so perché. Chi la vuole tutta ‘sta roba? Dov’è la domanda per simile esorbitante offerta? Non c’è, dai.

Né in sala e né sulle piattaforme. Si realizzano, e lo Stato finanzia, una pletora di film per cui non esiste un pubblico. Allora, perché non concentrare i fondi pubblici su quei titoli che possono giocarsela in qualche modo, sperare di conquistare un po’ di spettatori? Se poi io, per dire, desidero girare il mio filmettino, liberissimo. Me lo pago di tasca mia (o intorto l’amico ricco e scemo), lo giro e cerco uno schermo che lo proietti. Fare cinema non è un diritto. 2) Segati i filmetti dilettanteschi che se per caso ne guardi uno perdi tutta la residua fiducia nel genere umano, sarebbe assai opportuno riformare il tax-credit, il credito d’imposta, il principale strumento di finanziamento dei film. Il ministro Sangiuliano lo ha equiparato al superbonus edilizio, ha segnalato che sta andando fuori controllo. Dati alla mano non gli si può dar torto.

Paolo Sorrentino dal canto suo ha fatto notare, sempre dati inoppugnabili alla mano, come tale strumento generi ricchezza. Però poi capitano casi come quello del «film che ha portato in sala 29 spettatori». Ne ha parlato un articolo uscito su La Verità, si intitola “Prima di andare via”, è una produzione per ragazzi, su Prime Video potrebbe pure rivelarsi un successo. Il punto è questo. Esistono due tax-credit. Quello per l’uscita in sala e quello per la distribuzione sul web e in tv. Se il produttore ottiene il tax-credit per la sala, è obbligato solo e soltanto a una “uscita tecnica”: in pochissime copie (non so se ne basti una sola), per pochissime proiezioni (idem come sopra). Roberto Bernocchi del sito Cineguru batte e ribatte su questo tasto da parecchio tempo: il tax-credit per la sala deve obbligare il produttore a una distribuzione regolare del suo film nei cinema. Una leggina in tal senso si potrebbe farla alla svelta. Se ritieni che il tuo film non abbia chance nei cinema e punti dritto alle piattaforme, devi poter ottenere il tax-credit web e basta. 3) Più che un consiglio al ministro è una mia pia illusione. Perché significherebbe cambiare non il sistema cinema italiano ma l’Italia stessa.

L’Italia è un Paese che vilipende l’amicizia. L’amicizia all’italiana: io faccio un favore a te, tu fai un favore a me, ovviamente con i soldi pubblici visti come soldi di nessuno, mica di tutti. «Scrivi un copione che rispecchi le idee della nostra parte, e ti faccio avere i quattrini». E abbiano sofferto il ciarpame de sinistra e siamo rassegnati al ciarpame de destra. Quanto sarebbe bello se i progetti da finanziare fossero selezionati da un manipolo di incorruttibili, nemici dell’amicizia all’italiana, interessati solo a vedere bei film di gente che sa come si fa il cinema. Gentile ministro Sangiuliano, ci pensi. Mi candido a far parte del gruppo. Se la paga è interessante, si capisce.

*Opinionista e critico cinematografico

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Corriere Adriatico