Desalinizzare l’acqua marina: ok con 2 controindicazioni

Desalinizzare l’acqua marina: ok con 2 controindicazioni
Il 22 marzo scorso è stata celebrata la giornata mondiale dell’acqua. Una data che sicuramente abbiamo sentito di più rispetto al passato, poiché...

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Il 22 marzo scorso è stata celebrata la giornata mondiale dell’acqua. Una data che sicuramente abbiamo sentito di più rispetto al passato, poiché dall’estate scorsa abbiamo capito chiaramente che siamo nel bel mezzo di una grande crisi idrica globale che peggiorerà nel tempo. Nel 2030, secondo lo Stockholm International Water Institute, circa il 50% della popolazione mondiale potrebbe avere problemi di scarsità di acqua. Si tratta di un’altra conseguenza dei cambiamenti climatici, peraltro largamente prevista ma da sempre negata, in modo così forte (e, permettetemi di dire, sciocco) da bloccare tutte quelle azioni che sarebbero state necessarie per adattarsi a questa situazione e dotarci delle risposte adeguate.

Quali? Ad esempio, la riparazione della rete idrica nazionale, che perde oltre il 40% dell’acqua. Cosa nota sin dai tempi del referendum sull’acqua del 2011. O come la creazione di bacini per trattenere l’acqua piovana o le nuove tecnologie di dissalazione dell’acqua di mare. Il risultato è che ora siamo in ritardo e non avremo acqua a sufficienza questa estate. Lo dimostrano i livelli critici di tutti i fiumi e dei bacini che non potranno recuperare neanche se piovesse per quattro settimane di seguito. Entreranno in crisi quindi le attività agricole, ma anche quelle turistiche e cercheremo di emungere le falde ancora più di prima, ma acqua ce n’è sempre meno.

È da alcuni mesi che alcuni personaggi della politica primo tra tutti il Sindaco Bucci di Genova, si sono già espressi chiaramente sulla loro intenzione di realizzare questi impianti, per fornire acqua alla riviera ligure. A queste dichiarazioni ne sono seguite altre anche nella regione Marche, mentre da tempo alcune piccole isole del mezzogiorno (Lipari, Ventotene e Linosa) si sono dotati di piccoli impianti. Sappiamo già anche che, nonostante la volontà del governo di creare un nuovo “super-commissario” per la crisi idrica, nulla o molto poco sarà fatto di concreto in tempi brevissimi per affrontare questo fenomeno, poiché servono anni. Ma è necessario partire subito e fare le scelte giuste.

La soluzione più innovativa e necessaria per le aree costiere è la desalinizzazione dell’acqua di mare. La risorsa mare è pressoché infinita e grazie le nuove tecnologie l’acqua di mare può essere dissalata con delle membrane osmotiche che tolgono il sale rendendola utile per gli usi irrigui o anche per renderla potabile dopo ulteriore di trattamento. Già oggi nel mondo sono operativi circa 16mila impianti di desalinizzazione, dislocati in 177 paesi, che generano circa 95 milioni di metri cubi di acqua dolce ogni giorno.

Da micro-impianti come quelli dell’Isola di Linosa che produce 500 metri cubi al giorno a giganteschi impianti che producono oltre 600mila metri cubi di acqua al giorno in grado di soddisfare tutti i bisogni di oltre 600mila famiglie, quasi 2 milione e mezzo di cittadini. È una tecnologia che in Italia è già sviluppata ed esistono alcune importanti aziende italiane nel settore, anche nel territorio marchigiano. Inoltre, la produzione di acqua desalinizzata può essere effettuata utilizzando l’energia solare come fonte energetica rendendo quindi ancora più sostenibile il processo. Tuttavia, ogni rosa ha le sue spine: i rischi principali riguardano il fatto che se l’acqua di mare è inquinata, desalinizzarla non basta a renderla potabile o utilizzabile per l’agricoltura. Di fatto l’acqua contaminata resta inutilizzabile. Il secondo problema riguarda l’impatto della salamoia che viene prodotta. In pratica, per ogni litro di acqua dolce prodotta vengono rilasciati lasciati due litri di acqua a elevatissima salinità che può avere degli effetti potenzialmente negativi in mare. Inoltre, alcuni impianti effettuano il lavaggio delle membrane dei dissalatori con composti chimici che inquinano.

È quindi necessario effettuare uno studio approfondito sia su dove prelevare l’acqua (ovvero che non sia inquinata) sia su dove rilasciare la salamoia affinché non inquini. Giova ricordare peraltro che la legge Salvamare da poco approvata prevede anche la necessità di sottoporre gli impianti desalinizzazione, almeno quelli superiori a una certa taglia, a una valutazione di impatto ambientale. Sarà quindi necessario sottoporre questi progetti a degli studi approfonditi in modo tale da scongiurare gli effetti negativi sull’ambiente e accelerarne la costruzione la dove non recano impatti. La strada è segnata, ma per percorrerla dobbiamo fare scelte precise e farle bene, anche perché il rischio è di fare solo declamazioni, specialità questa tutta italiana, che ci vede primeggiare nello sviluppo di progetti mai realizzati o completati perché sbagliati o irrealizzabili.

 

 

* Professore ordinario all’Università Politecnica delle Marche, titolare dei corsi di Biologia Marina, Ecologia ed Etica ambientale

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Corriere Adriatico