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Con 329 voti a favore, il Parlamento Europeo ha appena approvato la Legge sul Restauro della Natura (Nature Restoration Law). Si tratta di un momento storico per l’Unione Europea. Questa legge è probabilmente la più importante mai approvata in materia di ambiente dalla costituzione dell’Unione. Con questa legge l'Europa stabilisce un principio fondamentale: se gli Stati hanno permesso il degrado degli ecosistemi, ora dovranno impegnarsi a riparare il danno e quindi ripristinarli, a partire dagli habitat ed ecosistemi di particolare interesse per il mantenimento della biodiversità e dei servizi ecosistemici, dalle zone umide ai fiumi, dal mare alle foreste. Ma si estende anche agli ambienti urbani.
La legge prevede l'obbligo di ripristinare almeno il 20% degli habitat terrestri e marini danneggiati entro il 2030, privilegiando i siti più vulnerabili e importanti per la protezione della biodiversità (Siti Natura 2000). L’obiettivo è quello di ripristinare il 60% degli habitat degradati entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Questa Legge anticipa una serie di analoghe iniziative in via di sviluppo in altri Paesi (Canada, Stati Uniti, Australia). Sorprendono le critiche e le false notizie che hanno accompagnato l’approvazione definitiva della Legge in questi giorni. Provo a fare chiarezza per le persone di buona volontà che hanno voglia di capire. Uno: ripristinare gli habitat naturali degradati è un modo per proteggere la nostra salute, oltre che la biodiversità.
La ricerca ha dimostrato che sia il COVID sia le altre pandemie degli ultimi venti anni sono dovute all’erosione degli habitat e della biodiversità.
Chi muove critiche incomprensibili probabilmente non sa neanche che il decennio 2021-2030 è stato dedicato al “Restauro degli Ecosistemi” dalle Nazioni Unite (e non dalle associazioni ambientaliste). Due: il restauro degli ecosistemi è un motore per l’economia italiana ed europea poiché sta aprendo nuovi settori professionali con un mercato enorme sia in termini occupazionali sia economici. Senza contare i risparmi in termini di spese per la salute. Uno studio pubblicato poche settimane fa dimostra che oltre il 30% dei tumori al seno dipende dall’inquinamento dell’aria. Avete capito bene: al seno e non solo ai polmoni. Per diminuire questo rischio basterebbe rendere più verdi le nostre città e permettere agli alberi di catturare larga parte del particolato inquinante (PM2,5 e PM10). Tre: Il restauro della Natura è una soluzione a basso costo che diminuisce il rischio idrogeologico e il rischio di vari disastri ambientali. Costa meno e funziona meglio piantare alberi piuttosto che cementificare un versante per consolidare un argine stradale. Non si tratta di opinioni ma di dati scientifici verificabili. Tre: se crediamo nella bellezza del nostro Paese dovrebbe essere scontato avere cura del nostro patrimonio naturale e rigenerare le porzioni di natura che abbiamo distrutto negli 70 anni. Il capitale naturale è un bene comune che appartiene a tutti. Degradarlo per interessi specifici non è giustificabile.
La legge italiana prevede che ogni opera, pubblica o privata, sia fatta a valle di una valutazione di impatto ambientale che obbliga il proponente a evitare ogni danno ambientale o compensarlo con interventi di restauro se questo viene fatto anche incidentalmente. Purtroppo, nel passato, abbiamo distrutto o degradato molti habitat e questa legge ci chiede di porre rimedio, anche per permettere ai nostri figli di vivere una vita con la stessa Natura preservata che hanno potuto vivere i nostri genitori. In ultimo, ma non per importanza, ricordo che la tutela dell’ambiente e della biodiversità è parte dell’Art. 9 della Costituzione Italiana. La legge sul ripristino degli ecosistemi è quindi un esempio limpido e tangibile di come possiamo attuare un principio costituzionale.
* Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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