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La riconferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica e, di conseguenza, di Draghi alla Presidenza del Consiglio è una buona notizia a favore della stabilità del governo del paese. Non condivido l’idea che sia stata una soluzione da ultima spiaggia dopo l’incapacità dei partiti di trovare un accordo politico su altri nomi. Penso che lo sconcerto che si è determinato nell’opinione pubblica sia la conseguenza dell’eccesso di informazioni fornite dai collegamenti televisivi in diretta, alla spasmodica ricerca di notizie da dare per primi.
Ne è risultata la caotica corsa a inseguire personaggi più o meno autorevoli appena usciti da una riunione o in procinto di entrarvi. Per poi rielaborare in studio le loro frasi episodiche raccogliendo i commenti di pensosi opinionisti. Commenti a caldo inutili, perché destinati a essere vanificati dal rapido succedersi degli eventi. Le insostenibili maratone televisive di Mentana sono l’emblema di questo giornalismo basato alla prova dei fatti sull’effimero, anche se nelle intenzioni viene nobilitato a nome del principio del diritto all’informazione. Informazione doverosa, ci mancherebbe. Semmai è una questione di metodo. L’opinione pubblica va informata correttamente in conferenze stampa, nei luoghi idonei, non per strada nella confusione di microfoni e telecamere poste davanti al politico di passaggio, distolto dal telefonino, spesso usato come scusa per difendersi o far vedere che sta lavorando. La qualità dell’informazione deve essere commisurata all’importanza dell’elezione del capo dello stato, che è uno degli eventi più significativi della nostra costituzione.
Per questo non può essere raccontato come si trasmette tutto il calcio minuto per minuto, dove la palla corre e rimbalza da un giocatore all’altro, da un opinionista in libera uscita all’altro.
Anche nel conclave probabilmente non si risparmiano colpi bassi, promesse, tradimenti, antagonismi, candidature bruciate. Che sono la parte umana di ogni elezione. Ma ciò che deve contare per i fedeli è il risultato finale. Dall’esterno ci limitiamo a ipotizzare qualche possibile candidato e a registrare le fumate nere. Per poi partecipare festosi alla fumata bianca, nell’attesa della solenne proclamazione del pontefice eletto. Tornando al nostro caso, l’abbinamento Mattarella – Draghi non è una soluzione di ripiego, come rischia di essere interpretata dopo l’intossicazione di tante fumate nere.
Piuttosto va salutata come la soluzione più ragionevole a vantaggio della continuità, con la guida di due autorevoli leader, competenti e lungimiranti. Averlo finalmente capito va a merito della classe politica, alla quale mi sento solo di imputare di avere avuto il bisogno di passare attraverso la catarsi di soluzioni meno valide, a prescindere dalla indubbia validità di alcuni candidati. Che avrebbero avuto i requisiti, ma sarebbero subentrati nel momento sbagliato, provocando la caduta del governo e il rischio di nuove elezioni. Più che mai c’è bisogno di dare continuità all’azione di governo per portare a compimento i progetti legati al Pnrr, che richiedono in tempi stretti trasformazioni strutturali difficili, ma necessarie. Problemi da troppo tempo rimandati. La capacità di risolverli senza compromessi e strumentalizzazioni di parte è un’azione di responsabilità che tutti siamo chiamati a compiere. I politici in primis, che ci rappresentano e che nei prossimi mesi saranno messi alla prova del loro senso dello stato dinanzi all’Europa e a noi che li dovremo votare il prossimo anno.
* Professore emerito di Politica economica Università Politecnica delle Marche Ancona Presidente Accademia Arte
Lirica Osimo
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Corriere Adriatico