Alle economie in transizione servono valutazioni corrette

Alle economie in transizione servono valutazioni corrette
L’indebolimento del quadro congiunturale che interessa le Marche ormai da qualche tempo riporta al centro dell’attenzione il tema della struttura del sistema...

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L’indebolimento del quadro congiunturale che interessa le Marche ormai da qualche tempo riporta al centro dell’attenzione il tema della struttura del sistema produttivo e della sua tenuta nel medio periodo. L’ultima programmazione europea ha visto la regione tornare nel gruppo degli osservati speciali, data la flessione evidente degli indicatori rilevata rispetto alla media delle regioni europee. Importanti, nonché numerose, iniziative europee, nazionali e regionali (si prendano ad esempio il PNRR, il FESR regionale, etc) hanno l’obiettivo di fronteggiare tale situazione, convogliando sul sistema significative quantità di risorse, che certamente avranno un effetto importante sullo sviluppo dell’economia e della società.

Questo almeno nelle intenzioni di progetto. L’esperienza delle politiche di intervento in campo economico e industriale ci ha insegnato che il lavoro di adeguamento e correzione delle azioni progettate è talvolta più importante – e certamente altrettanto impegnativo – della fase strettamente progettuale. Questo vale a maggior ragione per quelle regioni interessate da fenomeni di de-industrializzazione e diversificazione delle strutture di offerta nelle quali l’allontanamento da modelli passati è più difficile. La valutazione delle iniziative di policy e delle azioni di intervento svolge un ruolo di primo piano nella gestione della politica economica. Relegata nelle ultime fasi del percorso progettuale, la valutazione è spesso (erroneamente) considerata una attività ancillare e occasionale, da fare solo quando tempi e disponibilità lo consentono. Un approccio certamente non in linea con quanto invece è necessario fare in termini di efficacia dell’intervento, specie nelle regioni che soffrono l’incertezza della transizione economica.

L’occasione per riprendere il tema della valutazione è stata fornita da una recente iniziativa dell’OCSE. Il tema dell’incontro è stato quello della valutazione delle politiche industriali, osservate con approccio comparato in ambito internazionale. Dall’incontro sono emerse interessanti considerazioni su tre aspetti principali: i metodi di valutazione, gli strumenti per la valutazione e la cultura della valutazione. Relativamente ai metodi e agli strumenti, gli ultimi anni hanno visto un impressionante miglioramento della ricerca e della pratica operativa, con l’uso sempre più diffuso di modelli e metodi scientifici consolidati nella teoria e nella prassi. I metodi di analisi controfattuale, ad esempio, sono ormai strutturalmente presenti nel bagaglio di strumenti tecnici studiati e insegnati dalle istituzioni di ricerca e formazione, che hanno sviluppato solide conoscenze sul tema, applicandole non solo alle politiche economiche e industriali, ma anche alle politiche sociali, a quelle relative alla pubblica amministrazione, a quelle sanitarie e al welfare, all’analisi costi-benefici degli investimenti pubblici.

Parimenti, gli ambiti di intervento di natura più marcatamente aziendale hanno sviluppato e applicato metodi avanzati di valutazione delle attività intangibili delle imprese, con ricadute importanti sulle attività di pianificazione e controllo aziendale. Il quadro si allarga poi se si considerano gli strumenti per la valutazione, oggetto di interesse specifico da parte della comunità degli studiosi dei metodi e degli indicatori statistici per la valutazione delle politiche. La valutazione non è però solo una scienza, rivolta come tale ai tecnici che ne programmano i tempi e ne attuano i procedimenti. È anche un approccio culturale che connota il comportamento di coloro che sono responsabili della allocazione delle risorse. Includere la valutazione tra le attività del policy-maker assolve al compito non solo di fornire un chiaro indirizzo strategico, ma anche di rendere palese al grande pubblico il reale orientamento delle azioni. E per il policy-maker, una valutazione correttamente inserita nella pianificazione degli interventi è l’unica azione che può generare quelle informazioni – uniche e tempestive – che sono alla base del funzionamento dei sistemi di early warning finalizzati a re-indirizzare e correggere le politiche in quelle economie che si trovano nel mezzo del guado della transizione economica. 


*Professore ordinario
di Economia Applicata
presso l’Università Politecnica 
delle Marche 


Facoltà di Economia “G. Fuà”

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Corriere Adriatico