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Da lunedì scorso, i cinema e i teatri possono tornare a lavorare al 100% della capienza, e gli stadi al 75%, i palazzetti al 60 e le discoteche al 50 (al chiuso, mentre all’aperto al 75, resta da vedere quanti valorosi saranno disposti a ballare all’aperto a novembre, dicembre, gennaio). Mentre nei musei cade l’obbligo del metro di distanza fra i visitatori. Tutti soddisfatti per le decisioni del governo, il Cts aveva raccomandato soglie inferiori. Riporto stralci eloquenti dei comunicati rilasciati dalle associazioni del cinema, il settore che più mi sta a cuore, lo sapete. Luigi Lonigro, presidente Unione Editori e Distributori: «Finalmente la notizia che tutto il settore aspettava da tempo. Ringraziamo il Consiglio dei ministri e soprattutto il ministro Franceschini». Francesco Cima, presidente Unione Produttori: «Una notizia che riaccende le speranze per uno dei settori più colpiti dalla pandemia». Festa grande dunque, fra gratitudine e rosei auspici. Champagne. Tutto a posto? Non mi piace la parte del guastafeste, il Grillo Parlante sarei stato tentato di spiaccicarlo pure io, però questi entusiasmi tanto appaiono comprensibili quanto eccessivi. Tocca ricorrere a qualche dato, i numeri saranno freddi ma aiutano a fotografare la realtà. A settembre, nelle sale cinematografiche sono stati staccati oltre tre milioni di biglietti, 3,12 a voler esser precisi. Il 36% in più rispetto allo scorso settembre: quando i film appetibili per il grande pubblico si contavano sulle dita di una mano e ne avanzavano (dita). Ma il 58% in meno rispetto al 2019, e il confronto col 2018 dà -52%. Tutta colpa dei limiti di capienza ora aboliti e dell’obbligo di Green Pass (quello rimane in vigore)? Non direi proprio. Piuttosto mi pare si imponga una prima considerazione. Girate pagina, all’indietro. Prima del Covid, il tamburino - per i profani: l’elenco dei cinema e dei film in programmazione - occupava due pagine. Oggi ce ne basta una, troppe sale ha ammazzato il virus. Nelle città come nei centri più piccoli, e nei paesini magari c’era solo quella sala. Alcune è possibile riaprano, prima o poi. Non molte, temo. Così stando le cose, è assai improbabile si torni a staccare tanti biglietti come in era preCovid. Se per raggiungere il cinema più vicino devi percorrere 30 km o 50, te ne stai a casa. (Oddio, per vedere certi titoli indisponibili ad Ancona, qualche Godard per esempio, mi capitò di farne centinaia, di chilometri: ma io son malato, e consapevole di esserlo). Seconda considerazione. Riporto un altro passaggio del comunicato del presidente Lonigro. «La ripartenza non può prescindere dal ritorno a ciò che il mondo del cinema è del teatro era fino a febbraio 2020». Che si torni alla situazione, ai numeri preCovid è dura se non impossibile, e ho spiegato il perché. Ma poi: era davvero edenica la situazione fino al febbraio 2020? Io ricordo decine e decine di film prodotti e distribuiti ogni anno nella totale indifferenza del pubblico.
* Critico cinematografico e opinionista
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Corriere Adriatico