Quelle bollicine invisibili sparite dal grande schermo

Quelle bollicine invisibili sparite dal grande schermo

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 15 Ottobre 2021, 10:20

Da lunedì scorso, i cinema e i teatri possono tornare a lavorare al 100% della capienza, e gli stadi al 75%, i palazzetti al 60 e le discoteche al 50 (al chiuso, mentre all’aperto al 75, resta da vedere quanti valorosi saranno disposti a ballare all’aperto a novembre, dicembre, gennaio). Mentre nei musei cade l’obbligo del metro di distanza fra i visitatori. Tutti soddisfatti per le decisioni del governo, il Cts aveva raccomandato soglie inferiori. Riporto stralci eloquenti dei comunicati rilasciati dalle associazioni del cinema, il settore che più mi sta a cuore, lo sapete. Luigi Lonigro, presidente Unione Editori e Distributori: «Finalmente la notizia che tutto il settore aspettava da tempo. Ringraziamo il Consiglio dei ministri e soprattutto il ministro Franceschini». Francesco Cima, presidente Unione Produttori: «Una notizia che riaccende le speranze per uno dei settori più colpiti dalla pandemia». Festa grande dunque, fra gratitudine e rosei auspici. Champagne. Tutto a posto? Non mi piace la parte del guastafeste, il Grillo Parlante sarei stato tentato di spiaccicarlo pure io, però questi entusiasmi tanto appaiono comprensibili quanto eccessivi. Tocca ricorrere a qualche dato, i numeri saranno freddi ma aiutano a fotografare la realtà. A settembre, nelle sale cinematografiche sono stati staccati oltre tre milioni di biglietti, 3,12 a voler esser precisi. Il 36% in più rispetto allo scorso settembre: quando i film appetibili per il grande pubblico si contavano sulle dita di una mano e ne avanzavano (dita). Ma il 58% in meno rispetto al 2019, e il confronto col 2018 dà -52%. Tutta colpa dei limiti di capienza ora aboliti e dell’obbligo di Green Pass (quello rimane in vigore)? Non direi proprio. Piuttosto mi pare si imponga una prima considerazione. Girate pagina, all’indietro. Prima del Covid, il tamburino - per i profani: l’elenco dei cinema e dei film in programmazione - occupava due pagine. Oggi ce ne basta una, troppe sale ha ammazzato il virus. Nelle città come nei centri più piccoli, e nei paesini magari c’era solo quella sala. Alcune è possibile riaprano, prima o poi. Non molte, temo. Così stando le cose, è assai improbabile si torni a staccare tanti biglietti come in era preCovid.

Se per raggiungere il cinema più vicino devi percorrere 30 km o 50, te ne stai a casa. (Oddio, per vedere certi titoli indisponibili ad Ancona, qualche Godard per esempio, mi capitò di farne centinaia, di chilometri: ma io son malato, e consapevole di esserlo). Seconda considerazione. Riporto un altro passaggio del comunicato del presidente Lonigro. «La ripartenza non può prescindere dal ritorno a ciò che il mondo del cinema è del teatro era fino a febbraio 2020». Che si torni alla situazione, ai numeri preCovid è dura se non impossibile, e ho spiegato il perché. Ma poi: era davvero edenica la situazione fino al febbraio 2020? Io ricordo decine e decine di film prodotti e distribuiti ogni anno nella totale indifferenza del pubblico. Ricordo le sale deserte, e dibattiti su dibattiti, sterili tutti, circa la crisi del cinema. Crisi decennale, interrotta da brevi risalite ingannevoli. Molti esercenti ti chiedevi come riuscissero a restare aperti. Il virus si è limitato a dar loro il colpo di grazia. Non è un caso se, fra il primo lockdown e il secondo si discusse fitto su come ripartire non appena possibile: non certo ritornando allo statu quo ante. Ricordo una lettera aperta degli esercenti indipendenti piena di proposte ragionevoli. Questa per esempio: «Non è comprensibile che ci siano centinaia di film che a un certo punto vengono eliminsti dalla disponibilità delle sale». Ogni cinema dovrebbe insomma poter programmare ciò che vuole, avendo il polso del proprio pubblico. Come da tradizione, il dibattito divampò salvo spegnersi rapidamente. Oggi, nel clima festante per la capienza ritrovata, finalmente rimosse le strisce bianche e rosse a indicare i posti interdetti, soltanto il comunicato dell’associazione degli esercenti, l’Anec, accenna alla necessità di rilanciarlo. Giusto ringraziare il ministro, giusto stappare una bottiglia di bollicine, ma i problemi (annosi) del settore stanno ancora tutti lì, e se non li si affronta adesso, non so quando.


* Critico cinematografico e opinionista
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