ROMA - Via libera definitivo al ddl di riforma della Pubblica amministrazione. L'Aula del Senato ha infatti approvato la delega sulla P.A, con 145 voti a favore. I contrari...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La riforma della Pubblica Amministrazione vede dunque il traguardo, anche se fatta la legge si apre però la partita più delicata, quella dell'attuazione. Sulla rampa di lancio c'è una batteria di circa venti decreti. I primi arriveranno in Consiglio dei ministri subito dopo la ripresa dalla pausa estiva. Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, parla di «due pacchetti» in linea di principio: un doppio binario, da una parte tutte le misure antiburocrazia e dall'altra gli interventi volti al dimagrimento della macchina pubblica, basti pensare al taglio delle municipalizzate.
Anche stavolta, fu lo stesso lo scorso anno, la prima settimana d'agosto, con cui si chiude l'attività parlamentare, risulterà cruciale per la Pubblica amministrazione. Nel 2014 diventò legge il decreto Madia, adesso siamo alla delega, che lo stesso ministro ha definito come «il cuore» della riforma. Il testo approvato dall'Aula del Senato è quello uscito dalla Camera, l'esame in commissione a palazzo Madama non ha infatti portato a modifiche. D'altra parte palazzo Madama aveva già profondamente modificato il ddl in prima lettura (giro di vite sulle assenze, licenziamenti più facili, commissariamento per le partecipate in rosso). Eppure alla Camera le modifiche non sono mancate (abolizione del voto minimo di laurea, un solo libretto per l'auto, stretta sui dirigenti).
Trattandosi di una delega la fase attuativa è quella più attesa. Visti i rimandi contenuti nel testo per Madia il numero di decreti sarà «superiore a 10 ma sotto i 20», da presentare «in due pacchetti». Uno, si può ipotizzare, sotto la testata cittadini e l'altro sotto quella Spending review. Il riordino del pubblico impiego potrebbe arrivare anche con più calma, sottoforma di testo unico.
«Il governo Renzi ha detto no alla creazione di una polizia Ambientale ed al tempo stesso ha depotenziato il Corpo Forestale dello Stato senza toccare gli sprechi clientelari dei forestali nelle Regioni a statuto speciale come in Sicilia.
Corriere Adriatico