OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il pacchetto pensioni costruito dal governo è un vero e proprio puzzle. Se da un lato è vero, come il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva promesso all’Europa, che non ci sarà più Quota 100, ossia il pensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi, è altrettanto vero che nel 2022 i lavoratori avranno un ventaglio variegato di opzioni per poter lasciare in anticipo il lavoro rispetto ai 67 anni previsti dalla legge Fornero. Partiamo dalla regola “generale”. Quota 100 viene sostituita da Quota 102. Il prossimo anno, dunque, potrà lasciare il lavoro chi ha conseguito contemporaneamente due requisiti: un’età di almeno 64 anni e versamenti contributivi di almeno 38 anni. Non si tratta di un numero elevatissimo di lavoratori. Secondo i sindacati sono poche decine di migliaia coloro che potranno usare questo tipo di scivolo. In pratica quelle persone che già avevano maturato i requisiti per Quota 100 ma che avevano posticipato l’uscita.
La regola generale, tuttavia, permetterà al governo di poter dire alla Commissione europea di aver rispettato l’impegno al graduale ritorno verso la legge Fornero alzando a 64 anni l’età di pensionamento. Quota 102 resterà in vigore per un solo anno, il 2022. Poi, in teoria, si dovrebbe tornare ai 67 anni della Fornero. In realtà, si è deciso solo di rimandare al prossimo anno la discussione sull’introduzione di nuove regole di flessibilità generali. Intanto, però, vengono introdotte una serie di “scappatoie” per permettere il pensionamento anche prima dei 64 anni previsti da Quota 102. In che modo? Innanzitutto, nella legge di Bilancio, viene creato un fondo di 600 milioni per i prossimi tre anni, il cui scopo sarà quello di consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori delle aziende in crisi. Il fondo, spiega la manovra, è destinato a favorire l’uscita anticipata dal lavoro, su base convenzionale, dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni. Quali saranno le regole per poter accedere all’uscita anticipata, toccherà a un decreto del ministero dello Sviluppo economico insieme a quello dell’Economia stabilirlo.
L’indennità
Per le imprese ci sarà anche un’altra strada per prepensionare i propri dipendenti: il contratto di espansione.
La nuova lista
Infine, come preannunciato nei giorni scorsi, viene riconfermata anche per il 2022 l’Ape sociale, l’uscita a 63 anni di coloro che svolgono un lavoro considerato «gravoso». La novità è l’aggiornamento della lista dei lavori che vengono qualificati come “pesanti”. Nella manovra è contenuto un allegato che aggiorna la vecchia lista di lavori usuranti. Entrano nell’elenco, per esempio i «professori della scula primaria», in pratica i maestri e le maestre elementari, che si vanno ad affiancare a quelli dell’infanzia già presenti; o ancora «gli operatori della cura estetica», i magazzinieri e gli addetti non qualificati al trasporto e allo spostamento delle merci, gli infermieri e le ostetriche, i portantini e gli addetti alla pulizia negli hotel, nei ristoranti e sulle navi. Ma la riforma complessiva non piace ai sindacati. La Fiom ha già annunciato 8 ore di sciopero. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri si sono dati appuntamento sabato per una riunione in cui fare il punto sulle risposte da dare e sulle eventuali mobilitazioni da mettere in campo. Sul tavolo anche lo sciopero generale.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico