Pensioni, da 60 fino a 64 anni: ecco come uscire dal lavoro nel 2022

A Quota 102 via con 38 anni di contributi. Ma estetiste, maestre e rider fuori a 63 anni

Pensioni, da 60 fino a 64 anni: ecco come uscire dal lavoro nel 2022
Pensioni, da 60 fino a 64 anni: ecco come uscire dal lavoro nel 2022
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Venerdì 29 Ottobre 2021, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 11:27

Il pacchetto pensioni costruito dal governo è un vero e proprio puzzle. Se da un lato è vero, come il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva promesso all’Europa, che non ci sarà più Quota 100, ossia il pensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi, è altrettanto vero che nel 2022 i lavoratori avranno un ventaglio variegato di opzioni per poter lasciare in anticipo il lavoro rispetto ai 67 anni previsti dalla legge Fornero. Partiamo dalla regola “generale”. Quota 100 viene sostituita da Quota 102. Il prossimo anno, dunque, potrà lasciare il lavoro chi ha conseguito contemporaneamente due requisiti: un’età di almeno 64 anni e versamenti contributivi di almeno 38 anni. Non si tratta di un numero elevatissimo di lavoratori. Secondo i sindacati sono poche decine di migliaia coloro che potranno usare questo tipo di scivolo. In pratica quelle persone che già avevano maturato i requisiti per Quota 100 ma che avevano posticipato l’uscita.

La regola generale, tuttavia, permetterà al governo di poter dire alla Commissione europea di aver rispettato l’impegno al graduale ritorno verso la legge Fornero alzando a 64 anni l’età di pensionamento. Quota 102 resterà in vigore per un solo anno, il 2022. Poi, in teoria, si dovrebbe tornare ai 67 anni della Fornero. In realtà, si è deciso solo di rimandare al prossimo anno la discussione sull’introduzione di nuove regole di flessibilità generali. Intanto, però, vengono introdotte una serie di “scappatoie” per permettere il pensionamento anche prima dei 64 anni previsti da Quota 102. In che modo? Innanzitutto, nella legge di Bilancio, viene creato un fondo di 600 milioni per i prossimi tre anni, il cui scopo sarà quello di consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori delle aziende in crisi.

Il fondo, spiega la manovra, è destinato a favorire l’uscita anticipata dal lavoro, su base convenzionale, dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni. Quali saranno le regole per poter accedere all’uscita anticipata, toccherà a un decreto del ministero dello Sviluppo economico insieme a quello dell’Economia stabilirlo. 

L’indennità

Per le imprese ci sarà anche un’altra strada per prepensionare i propri dipendenti: il contratto di espansione. Si tratta della possibilità di anticipare l’uscita dei lavoratori fino a cinque anni in cambio dell’assunzione di giovani. Con il contratto di espansione il datore di lavoro corrisponde per il tramite dell’Inps un’indennità mensile, per non più di 60 mesi, per accompagnare il lavoratore alla pensione di vecchiaia (67 anni unitamente a 20 anni di contribuzione) o alla pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi le donne; 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini). Fino ad oggi questo strumento poteva essere usato solo dalle imprese con più di cento dipendenti. Con la manovra la soglia scende a 50 dipendenti. Le novità non finiscono qui. Dopo un lungo braccio di ferro, il governo ha deciso di confermare per il prossimo anno anche Opzione Donna, ossia la possibilità data alle lavoratrici di lasciare in anticipo il lavoro ma accentando un assegno calcolato completamente con il metodo contributivo (dunque con una decurtazione della pensione tra il 20 e il 30 per cento). La novità, però, è che per accedere a Opzione donna, il prossimo anno non saranno più richiesti 58 anni di età per le dipendenti e 59 anni per le autonome, ma 60 anni e 61 anni rispettivamente, fermo restando la necessità di avere almeno 35 anni di contributi. 

La nuova lista

Infine, come preannunciato nei giorni scorsi, viene riconfermata anche per il 2022 l’Ape sociale, l’uscita a 63 anni di coloro che svolgono un lavoro considerato «gravoso». La novità è l’aggiornamento della lista dei lavori che vengono qualificati come “pesanti”. Nella manovra è contenuto un allegato che aggiorna la vecchia lista di lavori usuranti. Entrano nell’elenco, per esempio i «professori della scula primaria», in pratica i maestri e le maestre elementari, che si vanno ad affiancare a quelli dell’infanzia già presenti; o ancora «gli operatori della cura estetica», i magazzinieri e gli addetti non qualificati al trasporto e allo spostamento delle merci, gli infermieri e le ostetriche, i portantini e gli addetti alla pulizia negli hotel, nei ristoranti e sulle navi. Ma la riforma complessiva non piace ai sindacati. La Fiom ha già annunciato 8 ore di sciopero. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri si sono dati appuntamento sabato per una riunione in cui fare il punto sulle risposte da dare e sulle eventuali mobilitazioni da mettere in campo. Sul tavolo anche lo sciopero generale.

 

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