ROMA - Una buona notizia per i pensionati, una bomba per le casse dello Stato. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la mancata rivalutazione delle pensioni al di...
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Una misura decisa dal governo Monti, sull'onda dell'emergenza, che ha assicurato allo Stato un risparmio di spesa di almeno 3,1 miliardi l'anno a regime. Nel dettaglio, si prevedeva che l'adeguamento all'inflazione (rispettivamente del 2,7 per cento per il primo anno e del 3 per cento per il secondo) fosse riconosciuto solo ai trattamenti non superiori a tre volte il trattamento minimo (quindi non superiori a 1.400 euro mensili lorde dell'epoca).
I giudici costituzionali (la sentenza è stata redatta da Silvana Sciarra), rispondendo al tribunale di Palermo ed alla Corte dei Conti, hanno in sostanza stabilito che lo Stato può applicare in modo limitato la rivalutazione dei trattamenti pensionistici, ma lo deve fare secondo seguendo alcuni criteri e bilanciando le esigenze dei conti pubblici con quelli dei pensionati. Gli interventi non devono essere ripetuti nel tempo, devono essere ragionevoli ed adeguatamente motivati. La Corte aveva già dato un avvertimento in questo senso con precedenti sentenze: le norme contenute nel cosiddetto decreto salva-Italia sono invece “incisive”, toccando gli interi trattamenti al di sopra della soglia (non solo le relative fasce di reddito) e non appaiono nemmeno sufficientemente motivati: si parla genericamente di “contingente situazione finanziaria”.
In questo modo secondo la Corte vengono violati gli articoli 36 e 38 della Costituzione, in materia di proporzionalità e adeguatezza dei trattamenti. Toccherà ora al governo decidere in che forme ed in che tempi provvedere al rimborso degli aumenti non erogati ed al proporzionale incremento delle pensioni anche per gli anni futuri. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico