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FANO - Questa volta, pur essendo tra le categorie più penalizzate dagli effetti della pandemia, esclusi da ogni forma di ristori.
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Gli albergatori fanesi non sanno più a che santo votarsi. Fin a quando le 13 strutture che osservano un’apertura annuale e quindi sono in attività anche in inverno, potranno durare con solo una o due camere occupate?
L’interrogativo
E’ un interrogativo questo che lancia il presidente della cooperativa Alberghi Consorziati di Fano, Torrette e Marotta Luciano Cecchini . «Possibile – ha evidenziato il rappresentante di categoria - che il nuovo provvedimento varato per la fine dell’anno dal Governo non abbia previsto alcuna forma di sostegno per gli albergatori. E’ roba da non credere! Se prima avevamo perso il 50 per cento del nostro fatturato, ora andiamo incontro ad una perdita del 90 per cento.
«Quei pochi alberghi che a tutt’oggi sono aperti, lo sono per mantenere fede ad una serietà di lavoro, altrimenti avrebbero chiuso tutti.
Il personale
«Si pensi solo al personale: un albergo in attività necessita del portiere di notte, del dipendente che prepara le colazioni, dell’inserviente ai piani e se gestisce anche il ristorante, del cuoco e dei camerieri; se poi si aggiunge l’indotto vengono coinvolti i fornitori, le lavanderie e molte altre aziende che rischiano di capitolare come chi fornisce loro lavoro. «Eppure gli alberghi – evidenzia il direttore provinciale della Confcommercio Amerigo Varotti - si sono fatti in quattro per adottare ed applicare i protocolli e le misure previste dalle Regioni e dal Ministero della salute, ora invece con la sospensione delle fiere, delle sagre, dei mercatini, del turismo business e d’affari, con i divieti per i cenoni, sono costretti a subire danni enormi (a volte irreparabili) senza alcun aiuto e ristoro. Cioè, completamente dimenticati dal Governo».
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