FERMO - Ripristinare la liquidità per avere un futuro, anche attraverso la rottamazione delle scarpe. Oggi solo chi lavora direttamente o indirettamente con la Cina vede...
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Ma soprattutto ci sono incassi non pervenuti e scadenze che aspettano una risposta. La liquidità sembra essere la principale problema/priorità della filiera calzaturiera. Ecco la proposta di Valentino Fenni, presidente della sezione Calzatura di Confindustria Centro Adriatico «Il privato si reca al negozio, consegna le scarpe e può acquistare un paio di calzature nuove usufruendo di un forte sconto»
Il negozio che non vende, non incassa e non ha le risorse per pagare innesca la catena degli insoluti che risale fino ai produttori dei materiali utilizzati. Quali soluzioni per interrompere questo corto circuito di liquidità che rischia di gettare sul lastrico molte imprese? «Ha presente quello che è successo dopo il terremoto? Bisognerebbe replicarlo» afferma Valentino Fenni, presidente della sezione Calzatura di Confindustria Centro Adriatico. Nel 2017 e 2018 l’iniezione di liquidità arrivò da un lato tramite finanziamenti della Cassa depositi e prestiti erogati ad hoc per permettere il regolare pagamento di imposte e tasse, dall’altro lato mediante finanziamenti a tasso zero della durata di cinque anni. «Le aziende rifiatarono e lo Stato incassò i tributi - sottolinea Fenni -. Oggi la situazione è ancora peggiore rispetto al terremoto che è un evento choc ma passato il quale puoi pensare alla ricostruzione. Qui siamo ancora nell’incertezza e più passa il tempo e più le conseguenze sono peggiori» sottolinea l’imprenditore di Grottammare. «Le tasse vanno prorogate di almeno 6 mesi senza limiti di fatturato» insiste Fenni: «Per correre ai ripari occorre un prestito garantito dallo Stato a tasso zero e della durata di 20 anni». Per la calzatura la proposta è tanto affascinante quanto di difficile applicabilità e si chiama rottamazione. «Il privato si reca al negozio, consegna le scarpe e può acquistare un paio di calzature nuove usufruendo di un forte sconto. I negozi tornerebbero a vendere, smaltirebbero l’invenduto e quindi potrebbero sia onorare i pagamenti che ritirare la merce in ordine» spiega Fenni. Una soluzione che deve trovare un soggetto (lo Stato?) chiamato a risarcire in parte o in toto il venditore e deve poi trovare il parere favorevole delle varie associazioni di categoria coinvolte. Il funzionamento sarebbe del tutto analogo a quello già collaudato con la rottamazione delle auto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico