Coronavirus, ecco GammaDis, la casa delle mascherine: «Ordinati 120 milioni di pezzi, precedenza all'Italia»

Civitanova, coronavirus, ecco GammaDis, la casa delle mascherine: «Ordinati 120 milioni di pezzi, precedenza all'Italia»
CIVITANOVA - Alberto Angelini indossa una cuffietta wireless per rispondere ad un telefono che squilla in continuazione. Ogni sedia degli uffici del capannone della zona...

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CIVITANOVA - Alberto Angelini indossa una cuffietta wireless per rispondere ad un telefono che squilla in continuazione. Ogni sedia degli uffici del capannone della zona industriale di Civitanova è occupata da un suo collaboratore, mentre i suoi clienti fanno anticamera. Nel magazzino c’è chi sistema e smista bancali e scatoloni. Infine l’angolo dove si confezionano le mascherine. Lì si alternano quattro o cinque dipendenti. La mascherina è l’oggetto simbolo dell’emergenza coronavirus che ha fatto irruzione in Italia, se non ci fosse il rischio di essere fuori luogo la tentazione è di definirlo l’oggetto del desiderio. «Abbiamo superato la soglia di 120 milioni di pezzi». Avete capito bene: 120 milioni. «Sì, abbiamo ordinazioni per oltre 120 milioni di mascherine. E dobbiamo smistarle nel più breve tempo possibile». 


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L’altro Angelini
Alberto Angelini è l’amministratore della GammaDis, azienda farmaceutica che produce e distribuisce articoli sanitari e dispositivi medici. L’unico posto in cui può ricevere un giornalista è accanto ad una fila di bancali all’ingresso del magazzino posteriore rispetto alla facciata di via Enrico Mattei. Giovane ma dalle idee e dai principi molto chiari. «Non ha idea di quanto speculazione stia nascendo attorno a questi e ad altri dispositivi medici. Non solo mascherine. Qui distribuiamo anche guanti in lattice, disinfettanti in gel, alcool etilico denaturato e acqua ossigenata. Tutti articoli che costituiscono l’armamentario contro il coronavirus. E tutti hanno subito un’impennata di richieste esponenziale. Ci si accapiglia per un gel della popolare marca di disinfettante. Che viene contingentata nelle farmacie, non si vende più di un pezzo a persona. Ma che, fuori da queste, viene venduta 20, 30 volte il prezzo originario. Anche noi abbiamo avuto aumenti dei costi di approvvigionamento. Ma non abbiamo alzato di un centesimo i prezzi». La distribuzione avviene in tutta Italia, sin dall’apertura dell’azienda nel 2012 (rilevata da un fallimento). Si copre la filiera farmaceutica e le strutture sanitarie. Ma in questi giorni gli ordini arrivano da più fronti. «L’Esercito, ad esempio, ma anche l’Enel vuole 150 mila mascherine: i dipendenti che lavorano nelle case o nelle aziende vogliono essere tutelati. E io soddisfo solo canali certi e ufficiali. Perché di richieste ne arrivano anche da parti che non hanno mai trattato questi articoli. Noi stiamo ferocemente contrastando questi che appaiono come tentativi di sciacallaggio sui prezzi e sulla distribuzione. Abbiamo richieste da altri Paesi Europei ma le copriremo solo dopo quelle che arrivano dall’Italia. E privilegiamo il nord rispetto al sud non ancora colpito». 

I 20 dipendenti

Prima dell’emergenza, la GammaDis distribuiva circa 50mila mascherine l’anno. Ora in coda ci sono ordini per 120 milioni di pezzi. L’offerta è di più tipi: quella chirurgica-sanitaria a più strati e quella con valvola certificazione P2. «Queste ultime possono essere trovate anche in ferramenta o negozi che vendono articoli per la sicurezza sul lavoro – spiega uno dei dipendenti – i prezzi normali al dettaglio vanno da 3 euro per le sanitarie a 10 per quelle con valvola». Chi parla è giovane come il titolare e come il resto dei colleghi. «Avevo 4 dipendenti, ora sono 20 – continua Angelini, appena rientrato dopo una telefonata relativa ad una fornitura – e anche il capannone sta diventando troppo piccolo. Quello che prima era un lavoro ora sta diventando un servizio. Guardi quei ragazzi, stanno da giorni lavorando praticamente senza sosta. Sono degli eroi». In effetti l’ora della pausa pranzo sarebbe passata. I break sono brevi e si fa a turno. «Ho ricevuto anche telefonate di privati cittadini, gente che è riuscita a risalire alle forniture dei grossisti farmaceutici. Ancora ho nelle orecchie il pianto disperato di una signora di Verona. Mi parlava della sua famiglia chiusa in casa per paura. E di non essere riuscita a trovare nemmeno una mascherina. Chiaramente non vendiamo né spediamo merce al dettaglio. Ma esiste chi è disposta a guadagnare sulla disperazione. Fanno fa più paura del virus». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico