Terrorismo, neofascisti arrestati Le intercettazioni: Ak47 come caramelle

Terrorismo, neofascisti arrestati Le intercettazioni: Ak47 come caramelle
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L'AQUILA - «Quanto costano le caramelle? Mille l'una. Ne hanno cinque». Reperire armi ad ogni costo, con delle rapine o comprandole all'estero, nella fattispecie in Slovenia, è la principale urgenza del gruppo clandestino che, sulle orme di «Ordine Nuovo», aveva messo in cantiere azioni violente nei confronti di «obiettivi istituzionali». E di armi parlano al telefono Stefano Manni e Franco Grespi, il primo considerato al vertice del gruppo «Avanguardia ordinovista», usando la metafora delle caramelle.










I dolciumi, evidentemente, sono armi, 'AK' dicono i due, alludendo all'AK-47, il fucile d'assalto sovietico meglio noto come kalashnikov.







Il costo è di mille euro a pezzo, perchè «non ci si può andare di persona», altrimenti sarebbero stati «sei o settecento euro». Non solo armi da fuoco: nella stessa conversazione, con un marcato accento abruzzese, Manni si informa anche sui botti, ovvero cariche esplosive. «Hanno solo quelli usa e getta, una botta sola, a 400 l'uno», dice Grespi. «Non vanno bene, servono quelli da appoggiare e poi andare», la risposta.



In un'altra intercettazione telefonica emerge la risolutezza del presunto leader del gruppo. «È giunto il momento di colpire, ma non alla cieca», dice Stefano Manni. Colpire ma «non come alla stazione di Bologna, tra l'altro non attribuibile a noi», «vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro», spiega lo stesso Manni.



«Poi - conclude - credo che la via dell'Italicus sia l'unica percorribile», alludendo all'attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna sul treno espresso Roma-Monaco di Baviera, in cui morirono 12 persone ed altre 48 rimasero ferite. Nel materiale raccolto dal Ros dei Carabinieri non ci sono solo stralci di conversazioni telefoniche, ma anche intercettazioni ambientali. In una di queste due giovani sulla trentina, entrambi indagati, conversano tra loro in un'auto grigia, ferma in un parcheggio di un supermercato. «A grandi linee è come negli anni '70 - dice uno dei due, jeans e giubbotto nero, mentre si accende una sigaretta -, solo che con la tecnologia avanzata dobbiamo stare molto più attenti».



L'argomento della conversazione è la "linea" del gruppo. «C'è una struttura e da li non si scappa - spiega -. Chi c'è sopra dirà tu fai questo... tu fai quello... perché poi comunque c'è una strategia».



L'organizzazione non trascurava nemmeno la ricerca del consenso: «Gli obiettivi già praticamente ci sono - dice ancora il soggetto intercettato - il fatto è che, qualora il popolo ha un problema e quelli la non lo possono risolvere, il popolo non va più belante da loro. Cercherà altri punti, qualcuno li dovrà aiutare».



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Corriere Adriatico