Caso Yara, Bossetti e le lettere hard scambiante con detenuta in carcere

BERGAMO - Le lettere 'hot' tra Massimo Bossetti e la detenuta Gina potrebbero entrare nel processo in corso a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio. Dopo la...

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BERGAMO - Le lettere 'hot' tra Massimo Bossetti e la detenuta Gina potrebbero entrare nel processo in corso a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio. Dopo la richiesta avanzata nella scorsa udienza dal pm Letizia Ruggeri, la difesa dell'imputato chiede che le missive possano essere acquisite, «ma bisogna acquisirle tutte, per intero e nell'originale», dice in aula il legale Paolo Camporini.


«È una corrispondenza tra due persone adulte che non si sono mai viste fra loro. Sono lettere - ci siamo anche un pò divertiti a leggerle, ammette - che devono essere contestualizzate e sono la trasposizione di una affettività compromessa dal carcere».

Tra Bossetti e la detenuta Gina «ci sono discorsi tra adulti senza nessun collegamento» come intende invece l'accusa «a un'associazione con le ricerche fatte sul computer» dall'imputato alla sbarra per l'omicidio della 13enne. Inoltre, secondo il legale «in queste lettere viene confermata la personalità dell'imputato che continua a dirsi innocente, continua ad avere fiducia nei giudici e ha parole positive anche nei confronti della vittima, in un contesto in cui non poteva pensare che venissero sequestrate».

Se deve entrare nel processo la corrispondenza, talvolta dal contenuto scabroso, tra Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio, e una detenuta del carcere di Bergamo, Gina, questa deve essere acquisita tutta. È la richiesta dei difensori del muratore di Mapello, in risposta all'istanza del pm Letizia Ruggeri che aveva appunto chiesto l'acquisizione di alcune di queste lettere. «Queste lettere - ha detto l'avvocato Paolo Camporini - vanno contestualizzate e si tratta di lettere sintomo di una situazione affettiva compromessa, tanto che in paese più civili del nostro, sono allo studio dei provvedimenti proprio sull'affettività in carcere».


«Si tratta - ha proseguito il legale - di corrispondenza tra adulti e che non contiene riferimenti alle ricerche nei computer (di Bossetti, ndr), come sostenuto dall'accusa. Se serve per delineare la personalità dell'imputato in quelle lettere vi è una ripetuta proclamazione di innocenza e di fiducia nei giudici. Vi sono anche parole riguardanti la vittima che, se non sincere, non avrebbero senso, dal momento che Bossetti stava intrattenendo una corrispondenza con una persona che non aveva mai conosciuto». L'udienza si è aperta con l'ennesimo scontro tra difesa e accusa.

I giudici della Corte d'Assise di Bergamo leggeranno non prima delle 15.30 l'ordinanza sulle prove chieste dopo la
fine del dibattimento. Tra queste anche la richiesta di perizia sul dna trovato sul corpo della vittima e che è attribuito a Massimo Bossetti. L'accusa si è opposta alla perizia in quanto la questione è «sufficientemente istruità nel dibattimento mentre le parti civili non si sono formalmente opposte ma ritengono la perizia non necessaria.

 
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Corriere Adriatico