Testa di capretto insanguinata davanti alla casa della giudice antimafia sotto scorta. Nel biglietto la minaccia: «Così»

Le intimidazioni legate alle indagini che hanno portato all'arresto di 22 persone del clan della Scu Lamendola-Cantanna

Testa di capretto insanguinata davanti alla casa della giudice anti mafia sotto scorta. Nel biglietto la minaccia: «Così»
Intimidazione degna di un film. Non una testa di cavallo nel letto, come quella trovata dal produttore Jack Woltz nel Padrino di Francis Coppola, ma quella di capretto,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Intimidazione degna di un film. Non una testa di cavallo nel letto, come quella trovata dal produttore Jack Woltz nel Padrino di Francis Coppola, ma quella di capretto, fuori dalla porta di casa, insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui è scritto «Così». È quella che ha trovato la giudice leccese Maria Francesca Mariano, sotto scorta da alcuni mesi dopo aver ricevuto delle lettere minatorie, nella notte tra giovedì e venerdì.

Le intimidazioni alla magistrata sarebbero legate alle indagini che hanno portato all'operazione antimafia con cui lo scorso 17 luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Sacra corona unita, l'organizzazione pugliese di stampo mafioso. Insieme alla giudice Mariano è finita sotto scorta per le minacce ricevute anche la titolare dell'inchiesta, la pm Carmen Ruggiero. Sull'accaduto indaga la squadra mobile.

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico