Sgarbi su Berlusconi: «Se dovesse aggravarsi, vuol dire che ho sottovalutato la situazione. Pronto a cambiare idea»

Sgarbi su Berlusconi: «Se dovesse aggravarsi, vuol dire che ho sottovalutato la situazione. Pronto a cambiare idea»
«Berlusconi vive male il ricovero. Aveva fatto di tutto per evitare il contagio. Poi lotterà, come sempre. Siccome sa benissimo di avere molti nemici non vuole dar...

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«Berlusconi vive male il ricovero. Aveva fatto di tutto per evitare il contagio. Poi lotterà, come sempre. Siccome sa benissimo di avere molti nemici non vuole dar loro la soddisfazione di andarsene». Così Vittorio Sgarbi in un'intervista a Repubblica, nella quale precisa inoltre di non avere teorie «proprie» sul coronavirus, ma di rifarsi direttamente a quelle «dei professori Zangrillo, Clementi, Gismondi, Rigoli, che affermano che la letalità è ormai quasi azzerata. E Briatore, Zingaretti, Ascani e tantissimi altri ci dicono che dal Covid si guarisce. Mi chiedo allora perché bisogna annunciare a tutti che si è malati? Se uno contrae l'epatite C lo rivela al mondo?».


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Quanto a Zangrillo, che ha ammesso di avere sbagliato con la frase sul 'virus clinicamente morto', «se cambia idea, la cambio anch' io», afferma Sgarbi che ha poi aggiunto:
«Se Silvio dovesse peggiorare allora vorrà dire che ho sottovalutato la cosa. Mi auguro vivamente di no». «Conosco Berlusconi dal 1989 - racconta Sgarbi -. Mi fece fare 'Sgarbi quotidiani', chiedendomi soltanto di non attaccare Andrea Barbato, che conduceva la Cartolina sulla Rai. Ma non è vero che gli devo tutto: lui dipende da me non viceversa. Sono un precursore di Berlusconi, che mi ha seguito nelle battaglie culturali. Io all'epoca ero già in Parlamento, dove attaccavo Di Pietro e difendevo Craxi, lui Di Pietro invece lo voleva ministro dell'Interno. Poi ha capito».

«Siamo diventati amici perché amiamo entrambi la vita - continua il critico d'arte -. Una volta lo invitai a tenere la prolusione alla mostra "Con gli occhi di Caravaggio" al Museo diocesano a Milano. Arrivò all'ultimo, impreparato. Gli dissi due cose e fece un discorso meglio di uno storico dell'arte. Poi mi chiese di presentargli la bionda seduta in prima fila. Era Vittoria Risi, la pornostar».
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Corriere Adriatico