Bidella multata per il doppio lavoro: «Non sono una ladra, l'ho fatto per sfamare i miei figli». E parte la gara di solidarietà

La protagonista è Francesca Galati, collaboratrice scolastica di 51 anno. La donna ha un contratto a chiamata

Bidella multata per il doppio lavoro: «Non sono una ladra, l'ho fatto per sfamare i miei figli». E parte la gara di solidarietà
Una doppia vita, come i veri supereroi. Per riuscire a sbarcare il lunario è costretta a svolgere due lavori, bidella al mattino e barista alla sera. Ma, pur pagando...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Una doppia vita, come i veri supereroi. Per riuscire a sbarcare il lunario è costretta a svolgere due lavori, bidella al mattino e barista alla sera. Ma, pur pagando le tasse su tutto quanto guadagna, la donna deve ora versare 2.170 euro alle casse del ministero dell'istruzione perché il doppio lavoro, pur consentito, non ha avuto il via libera della preside.

È la storia di Francesca Galati, collaboratrice scolastica di 51 anni. Il fatto è accaduto a Lonigo, nel Vicentino. È stata sanzionata dalla Guardia di Finanza, come riporta il Corriere del Veneto, per aver prestato servizio in un bar senza aver avvisato la dirigente scolastica.

La storia è finita sui social e ha scatenato la solidarietà dei comuni cittadini ma anche del mondo della politica. Più di qualcuno si è offerto di pagare la somma di tasca propria: una sorta di raccolta fondi, o meglio, crowdfunding.

La collaboratrice scolastica dice di aver agito in buona fede, al punto da aver pagato regolarmente le tasse su quanto guadagnato. E si giustifica raccontando la su storia: «ero stata assunta con un contratto a chiamata, non ho guadagnato molti soldi - spiega - ma l'ho dovuto fare per tirare avanti. Uno stipendio da 1.300 euro non era sufficiente, avevo bisogno di arrotondare».

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico