IL DELITTO Il rancore col passare degli anni si è trasformato in un odio talmente profondo da spingerlo ad uccidere: così ieri, all'alba, in un appartamento...
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E' stato proprio Lorenzo, fisico minuto, occhiali, capelli ricci, a chiamare i soccorsi verso le 5.30 dall'abitazione dove viveva con la mamma all'ottavo piano di via Enea 58, una traversa della via Appia, all'altezza di Villa Lazzaroni. Quando il personale di un'ambulanza è arrivato sul posto ha chiesto subito l'intervento della polizia. Prima sono accorsi gli agenti del commissariato Appio e poi quelli della sezione Omicidi della Squadra Mobile.
LA VERSIONE Gli investigatori dopo pochi minuti hanno iniziato a sospettare della versione del figlio. L'appartamento non presentava segni di effrazioni nè alla porta d'ingresso, nè alle finestre. Poi, Lorenzo Borghi è apparso subito troppo scosso, come se non riuscisse a gestire il gesto tremendo di cui è stato autore. I poliziotti l'hanno tranquillizzato ed hanno iniziato a svolgere il sopralluogo. Il cadavere di Paola Borghi giaceva supino sul pavimento della camera da letto. La donna era seminuda, forse a causa della colluttazione mortale. La vittima, ad un primo esame del medico legale, ha opposto resistenza: ha cercato in tutti i modi di reagire ma poi il figlio è riuscito a metterle il cuscino sul viso e ha premuto fino a soffocarla.
L'INTERROGATORIO Non solo: per essere sicuro che la mamma non potesse più respirare le ha applicato (probabilmente quando era già morta) una molletta al naso. La casa è arredata in modo sobrio e con buon gusto. Un appartamento pulito e tenuto in ordine. Sul posto è arrivato anche il magistrato che coordina le indagini, il pubblico ministero Vittoria Bonfanti, che ha ascoltato anche alcuni parenti della donna e del figlio. Il pubblico ministero ha disposto che gli agenti indagassero in ogni direzione per evitare in alcun modo accertamenti superficiali. Ma nel pomeriggio, Lorenzo Borghi, negli uffici del commissariato Appio, ha confessato. «Si sono stato io ad uccidere mia madre - ha detto con freddezza e distacco agli investigatori -. Non la sopportavo più. La odiavo.
Lei continuava a non volermi dire il nome di mio padre.
Corriere Adriatico