Scoppia la polemica dopo la scoperta di un'asta sulle bottiglie di vino e di champagne della cantina dell'hotel Rigopiano. Sul sito «Aste...
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Ma c'è altro. «Dalla lettura della perizia allegata al bando d'asta (COD. 2814910) emerge però che sono in vendita anche moltissimi beni mobili dell'Hotel Rigopiano, la cui asta però è andata deserta - insiste l'avvocato Reboa - Ciò che ha sconvolto i miei assistiti è che vi è stata una macabra asta che ha visto più persone competere per assicurarsi le bottiglie della cantina della morte. Nella vicenda esce oggi un soggetto nuovo, il fallimento 70/2010 Del Rosso srl, che risulta proprietario dei mobili dell'Hotel Rigopiano e che, certamente con l'autorizzazione del Giudice Delegato, li ha messi in vendita. Un curatore fallimentare - prosegue il legale dei familiari - mai ascoltato nell'inchiesta penale, che potrebbe rivelare informazioni preziose sullo stato dei luoghi, sulle autorizzazioni e che mi riservo di convocare per una audizione in sede di indagini difensive».
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Immediata, all'Adnkronos, la replica del «soggetto nuovo», il curatore fallimentare dell'asta, l'avvocato Sergio Iannucci: «Il discorso non è in questi termini, si tratta - spiega - di beni della società che gestiva l'albergo che era debitore nei confronti della procedura fallimentare e che sono stati ceduti a pagamento di parte del debito, non avendo altre risorse per pagarlo. Io, di conseguenza, con l'autorizzazione del giudice, li sto mettendo in vendita. Non c'è alcun collegamento tra i beni all'asta e le vicende che riguardano la valanga che ha poi travolto l'albergo, così come non c'entrano le vittime. Sono commenti speculativi. Tra l'altro, nell'area che è sotto sequestro - sottolinea il curatore - noi siamo entrati con autorizzazione della Procura della Repubblica e del Gip insieme ai carabinieri. Il fallimento è estraneo alle vicende dell'albergo, ripeto, perché di proprietà di terzi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico