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La Polonia che rafforza il presidio militare lungo il confine. I Paesi dell'area scandinava che istituiscono la flotta aerea del Nord. E gli Stati baltici che si alleano per «strutture di difesa comuni».
Che la Russia facesse in qualche modo paura - nonostante il pantano militare in cui da sola si è ricacciata in Ucraina da ormai più di due anni - era chiaro da tempo. Il problema è che adesso a tenere in ansia l'area Nato non sono più soltanto i confini con la Grande Madre, ma anche la vicinanza con i fedelissimi di Putin, come la Bielorussia di Lukashenko. Senza contare quelle aree come la Transnistria che mira allo scisma dalla Moldavia per diventare territorio russo e che, dietro la spinta del Cremlino, rappresenta comunque un fronte incandescente.
Ovviamente il Baltico è la zona più calda.
Poi c'è il fronte polacco, dove le tensioni sono sempre state forti, specie per il corridoio di Suwalki che unisce la Polonia ai Paesi baltici e di fatto separa la Bielorussia dall'oblast di Kaliningrad. Un lembo di terra sul quale lo stesso Lukashenko si è esposto, ammettendo che in caso di conflitto con le Nazioni baltiche, non disdegnerebbe - per usare un eufemismo - di mettere le mani sul corridoio, creando “continuità territoriale” con Kaliningrad.
Infine c'è la Transnistria, lo spicchio di Moldavia al confine con l'Ucraina, semi-indipendente dal 1990, abitato da russi e che a far parte della Russia vuole arrivare. I locali denunciano continuamente politiche ostili da parte del goveno di Chisinau e questo potrebbe spingere la Russia all'azione. Soprattutto dopo aver occupato in modo stabile la regione di Odessa, condizione che permetterebbe ai russi di "allargare" l'area. E questo forse è il fronte che potrebbe diventare davvero incandescente.
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Corriere Adriatico