Da no-vax a pro-Putin, su Telegram per i negazionisti la guerra è un fake: «Ucraina manovrata da Soros»

Da no-vax a pro-Putin, su Telegram per i negazionisti la guerra è un fake: «Ucraina manovrata da Soros»
No vax, sì guerra. Sembra che i negazionisti del vaccino anti covid non si siano fermati alla pandemia, ma alimentino la propaganda russa in Italia. Se...

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No vax, sì guerra. Sembra che i negazionisti del vaccino anti covid non si siano fermati alla pandemia, ma alimentino la propaganda russa in Italia. Se durante il lockdown veicolavano messaggi negazionisti sul Covid tramite chat Telegram, ora hanno virato le conversazioni sulla guerra in Ucraina. I Servizi confermano tutto ciò, sottolineando come, in contemporanea con l'offensiva di Putin, si siano riattivati una serie di canali dormienti, quelle che a ottobre avevano fatto rimbalzare i messaggi neofascisti alla vigilia dell'assalto alla Cgil, per veicolare una visione pro-Mosca del conflitto.

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Scoperti già quattro gruppi Telegram sui cui i Servizi hanno posto l'attenzione. Come riporta La Repubblica, sul canale "Basta Dittatura" (che raggiunge quasi 100mila utenti) si parlava del bambino morto a Kiev durante gli scontri. Nella chat veniva rilanciato un articolo (bufala) in italiano secondo cui la notizia era inventata: «Di bambini purtroppo ne moriranno tanti - si legge - perché il regime di Kiev, pilotato dalla Nato e finanziato da Soros, non pare intenzionato a cercare una tregua. Ma ora il condizionale è d'obbligo». Per loro il bimbo morto sarebbe in realtà finto e la fotografia scattata appositamente.

 

Per questi canali, in realtà, è tutto il racconto del conflitto ad essere finto. I bunker che mostrano i telegiornali di tutto il mondo sono invenzioni. Le sirene che si sentono per le strade di Kiev? anche quelle finte. Nella chat "Giù la mascherina" si legge che «i giornalisti sono con casco e giubbotto antiproiettile, l'abito ufficiale della 'modalità guerra', proprio come quando sono con le mascherine, mentre dietro i cittadini ucraini serenamente fanno la coda all'ufficio postale». 

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Corriere Adriatico