Si è suicidato in carcere Pietro Carlo Artisi, nella cella del carcere di San Vittore in cui era recluso da mercoledì: l'uomo era stato fermato per...
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Quando gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato, aveva un lenzuolo intorno al collo ed era ancora vivo: i poliziotti hanno chiamato il 118 e l'uomo è stato ricoverato all'ospedale San Carlo. La sua battaglia ha avuto termine questa mattina, quando è stato dichiarato in morte cerebrale. In precedenza l'uomo non aveva manifestato istinti suicidi.
UNA SETTIMANA DOPO Il cadavere di Roberta era stato trovato martedì nella sua abitazione di Milano, in via Piranesi 19: Pietro Carlo aveva confessato l'omicidio la mattina seguente, dopo un lungo interrogatorio nella notte. L’uomo era stato bloccato sulle scale all’uscita del palazzo dai poliziotti, arrivati sul posto su richiesta della figlia di Roberta che non aveva sue notizie da due giorni. La donna alle spalle aveva una storia drammatica: 14 anni fa la seconda figlia Costanza morì a 4 anni dopo essere precipitata dal balcone.
LA CONFESSIONE L'uomo aveva confessato l'omicidio nella notte tra il 19 e il 20 marzo scorso raccontando agli investigatori della Squadra mobile e al pm di Milano Grazia Colacicco di avere ucciso la sua compagna Roberta al culmine dell'ennesima lite con quella donna che frequentava solo da circa 5 mesi. Nonostante il poco tempo trascorso assieme, la Polizia era già intervenuta due volte per litigi in casa. La notte dell'11 marzo scorso, ad esempio, un vicino aveva chiamato spaventato per le urla della donna, ma all'arrivo degli agenti erano apparsi entrambi calmi e la donna si era rifiutata di denunciare. Il 14 marzo, invece, era stato Artusi, disoccupato, a telefonare al 112 raccontando di uno scontro che lo aveva convinto a lasciare l'appartamento dove si era di recente trasferito.
"ERA SCONVOLTO" «Durante la deposizione era sconvolto, davvero molto provato - aveva spiegato il capo della Mobile milanese, Lorenzo Bucossi -.
Corriere Adriatico