Maria Lvova-Belova, chi è la donna accusata insieme a Putin della deportazione di bambini ucraini

La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin

Putin, Lvova-Belova: chi è la donna accusata (insieme allo zar) per deportazione di bambini da Kiev a Mosca
La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin perché sarebbe «responsabile del crimine di guerra di...

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La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin perché sarebbe «responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia». Lo si legge nel comunicato della stessa Corte. Oltre a Putin, un altro mandato di arresto è stato spiccato nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova- Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino. I reati sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022.


Cosa è successo

«I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato dall’Ucraina almeno a partire dal 24 febbraio 2022”, è quanto si legge nel mandato di arresto della Camera preliminare II della Corte Penale Internazionale emessa oggi (17 marzo) e «ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Putin abbia una responsabilità penale individuale per i suddetti crimini». Una responsabilità “diretta, congiuntamente con altri» o per procura, ma anche per «non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno permesso la loro commissione». Per quanto riguarda Lvova-Belova, sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale» a livello individuale.

 

Nonostante i mandati fossero inizialmente segreti “per proteggere le vittime e i testimoni e anche per salvaguardare le indagini”, è stato però considerato dalla stessa Camera della Corte Penale Internazionale che “la condotta oggetto della presente situazione è presumibilmente in corso” e che “la conoscenza pubblica dei mandati può contribuire a prevenire l’ulteriore commissione di reati“. Di qui la necessità di rendere noti i nomi degli indagati, i reati e le modalità di responsabilità stabilite a L’Aia. Nemmeno a Mosca si fa più segreto delle adozioni forzate, come testimoniano alcuni video della commissaria Lvova-Belova che ringrazia Putin per averle rese possibili e confermando di aver lei stessa ‘adottato’ una ragazzina 15enne di Mariupol.


Chi è Lvova-Belova

Lvova-Belova, madre di almeno dieci figli tra cui cinque figli biologici e altrettanti adottati con il marito, che è un prete ortodosso, ha iniziato la sua carriera come insegnante di chitarra per bambini prima di essere coinvolta nella politica locale e fare strada attraverso la struttura di potere russa fino a entrare nelle grazie di Putin. È anche la tutrice legale di 13 bambini disabili collocati all'interno di organizzazioni di beneficenza da lei stessa fondate, alcune delle quali sono state accusate di uso improprio di fondi  dalla stampa russa.  la sua carriera è decollata quando è entrata a far parte del partito al governo, Russia Unita, nel 2019. Poi la nomina a Commissario per i diritti dei bambini.


Adozioni forzate: perché la Ue è contro le adozioni forzate

Le prime stime per difetto sui rapimenti e le deportazioni ordinate da Putin arrivano da un report pubblicato in collaborazione tra l’Università di Yale e il programma «Conflict Observatory» del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (istituito nel maggio dello scorso anno per documentare i crimini di guerra commessi o favoriti dallìesercito russo in Ucraina). Sarebbero almeno seimila i bambini ucraini trattenuti in 43 campi di rieducazione in Russia e in Crimea, nel tentativo di Mosca di russificare le regioni occupate. L’età sarebbe compresa tra i quattro mesi e i 17 anni e nei campi si terrebbero «programmi di integrazione», in attesa di essere destinati all’adozione di famiglie russe: non solo indottrinamento alla «visione del governo russo della cultura nazionale, della storia e della società», ma anche addestramento militare. Si tratterebbe di violazioni della Convenzione dei diritti dell’infanzia del 1989, dal rapimento di bambini durante un conflitto armato fino al trasferimento oltre i confini nazionali e la custodia prolungata senza il consenso esplicito dei tutori.



Per affrontare questo crimine di guerra la Commissione Europea ha reso noto che lancerà a breve una nuova iniziativa in collaborazione con la Polonia, per dare più risalto nell’opinione pubblica internazionale al “problema sociale, tragedia e crimine” dei rapimenti e deportazioni dei bambini ucraini da parte delle forze di occupazione russe nel Paese. Come annunciato dai portavoce dell’esecutivo comunitario, l’iniziativa sarà guidata dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e dal premier polacco, Mateusz Morawiecki. «Dobbiamo affrontare la drammatica situazione dei rapimenti dei bambini ucraini, per mandarli poi in adozione in Russia», ha spiegato alla stampa la portavoce Dana Spinant. L’iniziativa attesa a Bruxelles potrà contare sul “supporto delle agenzie delle Nazioni Unite»,con l’obiettivo di «raccogliere testimonianze perché i bambini ucraini rapiti possano essere ritrovati e i responsabili siano portati davanti alla giustizia“. A partire da Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova.

 

 

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Corriere Adriatico