Licenziata per il trucco pesante, l'azienda: «Così tutelamo i nostri prodotti alimentari». La causa e le accuse

La causa di lavoro una 42enne vicino Teramo (in Abruzzo)

Licenziata per il trucco pesante, l'azienda: «Così tutelamo i nostri prodotti alimentari». Nella foto il Tribunale di Teramo
Licenziata da un'azienda alimentare del Teramano per aver simulato una malattia con l'aggravante di portare un trucco pesante ma reintegrata dal giudice del lavoro: di...

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Licenziata da un'azienda alimentare del Teramano per aver simulato una malattia con l'aggravante di portare un trucco pesante ma reintegrata dal giudice del lavoro: di nuovo è stata allontanata dopo appena 4 mesi. È la storia di E.L., 42 anni di Notaresco, che nella sua odissea personale dice di averne «risentito a livello psicologico tanto da ricorrere alla cura dei medici».

La donna, dipendente da circa 20 anni dell'azienda, era stata licenziata nell'ottobre del 2021 «con l'accusa di aver simulato una malattia - interviene Cristiana Biancucci della Flai Cil di Teramo - comportamento ritenuto grave e quindi meritevole di licenziamento in quanto aggravato da presunti comportamenti pregressi della dipendente, che si sarebbe recata più volte al lavoro con trucco eccessivo rispetto ai regolamenti dell'azienda». Un maquillage che, come si legge nella sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Teramo, riguardava anche lo stato delle unghie: «Era uno stillicidio - ha spiegato E.L. - mi costringevano ogni volta ad abbassare la mascherina e togliermi i guanti per un controllo».

 

 

Ad onor del vero la stessa ditta ha dichiarato che operando in qualità di industria alimentare era tenuta a far osservare i regolamenti nazionali che contemplano appunto i controlli ispettivi che però sono stato ritenuti "eccessivi" dalla vittima. Malgrado tutto, la dipendente era stata reintegrata in azienda il 20 marzo 2023 ma, ha proseguito al sindacalista, «dopo un tentativo irregolare non andato a buon fine di una riduzione di stipendio tramite clausole elastiche che non possono essere applicate, la reazione datoriale non ha tardato a manifestarsi».

Immediata la replica dell'azienda: «Come tutte le aziende che lavorano nel settore alimentare, anche la nostra ha adottato stringenti misure in materia di igiene e sicurezza alimentare e di rispetto degli standard di certificazione implementati e ottenuti, volte a tutelare il proprio prodotto da possibili contaminazioni esterne di ogni genere, che possono compromettere la genuinità del prodotto stesso e portare, in caso di riscontro positivo da parte delle autorità competenti, anche alla sospensione dell'attività produttiva, con ripercussioni negative facilmente immaginabili su tutta la produzione e sull'immagine della società. Tutti i dipendenti, quindi, sono soggetti a controlli sia interni da parte dei responsabili, sia da parte di enti terzi ed esterni». Quantto alla questione contrattuale: «Non è altro che l'adeguamento agli obblighi di informazione e trasparenza previsti dalla legge, rivolto a tutti i propri dipendenti».

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Corriere Adriatico