Influencer compra arrosticini in Abruzzo per promuoverli in Svizzera, ma non li paga: truffa da 27mila euro

L'uomo aveva ordinato una fornitura di 72mila arrosticini

Influencer compra arrosticini in Abruzzo per promuoverli in Svizzera, ma non li paga: truffa da 27mila euro
Per fare l’influencer in realtà è un po’ attempatello, ma ha saputo proporsi bene. Anzi forse l’età lo ha aiutato anche a rendersi...

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Per fare l’influencer in realtà è un po’ attempatello, ma ha saputo proporsi bene. Anzi forse l’età lo ha aiutato anche a rendersi credibile: un boomer che promuove i prodotti alimentari della sua terra d’origine fa anche nostalgia. Ha saputo, con i suoi modi estremamente cortesi, come fare leva anche sulle capacità imprenditoriali di un’importante azienda di Civitella Casanova (Pescara) il sessantaquattrenne di Berna che, in questi giorni, è stato denunciato per truffa e insolvenza fraudolenta. Dopo aver sfilato una fornitura di settantaduemila arrosticini.

La truffa in sé farà anche sorridere, ma riapre, una volta in più, la questione dei social utilizzati come strumenti utili a raggirare anche le persone più smaliziate. Sono stati i carabinieri del comando stazione di Civitella Casanova, diretti dal capitano Alfio Rapisarda, a rintracciare l’uomo sulla base delle indicazioni fornite dal titolare dell’azienda. L’imprenditore era stato contattato dallo svizzero che aveva innanzitutto raccontato di essere originario dell’area vestina e di conoscere quindi tutte le qualità del prodotto arrosticino, di cui la cittadina è considerata una vera e propria patria. Ha detto quindi di volerne acquistare una quantità per diffondere la qualità e la tipicità degli arrosticini fatti a regola d’arte, attivando anche una campagna sui social, tra Facebook e Instagram.

Prodotto fresco

Il produttore di Civitella Casanova è conosciuto anche perché è tra i pochissimi che spediscono il prodotto fresco in tutto il mondo e non ha avuto difficoltà ad aderire alla richiesta: settantaduemila pezzi inviati in tre distinte tranche alle quali dovevano corrispondere altrettante rate di pagamento da novemila euro. Ventisettemila in tutto, che però non sono mai arrivati. L’imprenditore ha atteso un po’: quella della spedizione all’estero, anche in Paesi come il Giappone, è per lui una pratica collaudata e con i pagamenti non ha mai avuto problemi. Invece, una volta ricevuta la merce, il cliente si è reso completamente irreperibile. Non ha tirato fuori un centesimo e non ha risposto né alle telefonate né ai messaggi con le richieste di chiarimenti. Non ha neppure ritirato la lettera del legale di fiducia del fornitore, inviata per tentare la strada della soluzione bonaria.


Così la palla, con una querela, è passata ai carabinieri della compagnia di Penne. È partita l’indagine e grazie alla collaborazione con l’ambasciata italiana e la polizia cantonale, l’uomo è stato identificato e gli è stato notificato il materiale relativo all’inchiesta in corso. Nessuna traccia, manco a dirlo, degli arrosticini che, come nelle migliori tradizioni, avranno fatto il fumo già da quando sono arrivati in terra svizzera. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico