ROMA - «Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il vero boss era Francesco Gallo, alias «'o pisiello», per l'Antimafia il gestore del traffico di droga al parco Penniniello di Torre Annunziata. Aveva concesso la sua casa per le riprese di Gomorra in cambio di un canone da 30mila euro da versare in cinque rate da 6mila.
Una parte, lo ha stabilito un processo, è stata pagata in contanti su pressioni del capoclan dal carcere e dei genitori a Torre Annunziata: i tre sono stati condannati in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso, con Gallo che ora è al regime del carcere duro. «Se l'avessi saputo, avrei detto di andare via subito» spiega Stabilini. Invece, nessuno sospettava nulla.
«Quando il proprietario della casa fu arrestato (era il 4 aprile 2013, maxi blitz Mano Nera, ndr), le riprese non erano ancora iniziate, ma avevamo già fatto dei lavori» dice Riccardo Tozzi, responsabile artistico della Cattleya, anche lui teste della difesa. «Avevo visto la villa in fotografia e dal punto di vista artistico corrispondeva a ciò che cercavamo. Quell'arresto era un problema, solo perché rischiava di saltare l'ambiente ideale, approvato anche dal regista Stefano Sollima, uno molto esigente. Ma con i nostri legali sapemmo che c'era la possibilità di girare le scene, pagando l'affitto all'amministratore giudiziario. Quindi era tutto ok».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico