Fortuna, il nonno: «Sarebbe viva se avessero indagato su Antonio»

Fortuna, il nonno: «Sarebbe viva se avessero indagato su Antonio»
«Se le indagini sulla morte di Antonio Giglio, archiviate troppo frettolosamente come un incidente, fossero state fatte con competenza e attenzione, probabilmente Fortuna...

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«Se le indagini sulla morte di Antonio Giglio, archiviate troppo frettolosamente come un incidente, fossero state fatte con competenza e attenzione, probabilmente Fortuna sarebbe ancora con noi». Lo ha detto Vincenzo Guardato, il nonno di Fortuna Loffredo, all'esterno del Tribunale di Napoli Nord, riferendosi al tragico episodio che un anno prima la morte di Fortuna, coinvolse il bimbo di quattro anni Antonio Giglio, figlio della compagna del presunto pedofilo Raimondo Caputo, e fratello delle bambine che saranno interrogate tra oggi e domani nel corso dell'incidente probatorio.


Il piccolo Antonio morì nell'aprile 2013 dopo essere caduto dalla finestra dell'appartamento in cui viveva a Parco Verde, posta al settimo piano, ovvero a quello inferiore alla terrazza da cui fu gettata la piccola Fortuna un anno dopo. Per la Procura di Napoli si trattò di un incidente, per il quale fu indagata per omicidio colposo la madre; qualche giorno fa, dopo l'arresto del presunto assassino di Fortuna, il fascicolo su Antonio è passato alla sezione della Procura che si occupa di reati sessuali e il reato ipotizzato è diventato l'omicidio volontario.

«Sul corpo di Antonio - prosegue il nonno di Fortuna - non fu fatta alcuna autopsia, in una settimana fu tutto archiviato. Se le indagini da parte delle forze dell'ordine e della magistratura fossero state fatte meglio, avrebbero probabilmente aperto uno squarcio sul giro di pedofilia e Chicca (così Fortuna veniva chiamata, ndr) sarebbe ancora viva».
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Corriere Adriatico