Cristina Peroni uccisa a Rimini con 30 coltellate, test tossicologici per il compagno Simone Vultaggio

Il Comune di Rimini: "Donne, non siete sole"

Cristina Peroni uccisa a Rimini con 30 coltellate, test tossicologici per il compagno Simone Vultaggio
RIMINI - Il mattarello per stordirla, una raffica di coltellate per finirla. Si chiama Simone Benedetto Vultaggio, ha 47 anni e sarebbe stato lui a...

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RIMINI - Il mattarello per stordirla, una raffica di coltellate per finirla. Si chiama Simone Benedetto Vultaggio, ha 47 anni e sarebbe stato lui a vibrare circa 30 coltellate alla compagna Cristina Peroni, 33 anni, originaria di Roma. La donna è stata uccisa da una furia omicida, ieri mattina, intorno alle 8, a Rimini. Uno dei colpi di lama l'ha colpita alla giugolare. È questa l'ipotesi del medico legale a cui il sostituto procuratore Luca Bertuzzi ha chiesto una prima analisi autoptica.

Test tossicologici su Simone Benedetto Vultaggio

Disposti i test tossicologici su Simone Benedetto Vultaggio. Si vuole verificare se l'uomo fosse sobrio o meno al momento della morte di Cristina, la sua convivente. Con loro c'era il figlio di 6 mesi nella stanza accanto. Per gli investigatori sarebbe  il coltello l'arma del delitto, la raffica di coltellate avrebbero imbrattato l'uomo (uscito poi in strada) di sangue. Il mattarello, come ipotizzato all'inizio, sarebbe servito solo per stordire la donna. Al momento le uniche dichiarazioni di Vultaggio sono quelle rilasciate ai vicini di casa, comprese le rassicurazioni sulla salute del figlio. In casa i poliziotti hanno trovato dei proiettili di pistola per una pistola artigianale.

Il Comune di Rimini: «Donne, non siete sole»

«​Donne, non siete sole, non siamo sole -  alza la voce il Comune di Rimini -  l’appello che lanciamo è quello di denunciare alle forze dell’ordine e di rivolgersi ai centri antiviolenza accreditati, rompere il silenzio e cercare l’aiuto di professioniste specializzate. Non minimizziamo di fronte alle violenze fisiche e psicologiche, non sottovalutiamo problemi troppo spesso taciuti, nascosti, il più delle volte per paura di denunciare, per timore di perdere la tutela sui propri figli o per l’incognita delle condizioni di sussistenza»

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Corriere Adriatico