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Violentato a cinque anni da un uomo che - non avrebbe avuto dubbi nel riconoscerlo 17 anni dopo - ora è in carcere, in una cella poco distante dalla sua. «È lui» avrebbe detto il 23enne a chi gli sta accanto. «È lui» avrebbe ripetuto ieri mattina davanti ad Ariberto Grifoni, consigliere generale del Partito Radicale in visita a Castrogno con una delegazione composta da 14 persone per l’iniziativa “Pasqua in carcere”. Il giovane detenuto, come racconta Grifoni, comunica come può, vive chiuso in se stesso.
Il racconto
«La sua storia mi ha colpito profondamente e, mi creda, me ho viste tante - dice Grifoni da tempo impegnato sul fronte delle carceri - Diciassette anni dopo aver subito violenza, questo ragazzo si trova nella cella a fianco il suo violentatore, costretto a incrociare il suo sguardo. Credo sia una situazione obbrobriosa, non tollerabile. Tenerlo qui, mentre dall’altra parte del corridoio c’è chi ha abusato di lui da bambino è orribile, incredibile. Questo ragazzo sta male, è uno zombie, non può stare in carcere».
La denuncia
«Noi siamo stati gli ultimi a saperlo, è il segreto di Pulcinella - riferisce Grifoni molto scosso dall’accaduto - Questo ragazzo sta male, è sotto farmaci e non deve stare in carcere». La vicenda del giovane che sarebbe stato abusato da bambino, come riferisce Grifoni, non è mai sfociata in una denuncia e non c’è stato mai un processo. In carcere dicono di non essere mai venuti a conoscenza del caso, lo stesso riferisce il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Ma le parole dell’esponente dei Radicali, da anni impegnato in battaglie per migliorare le condizioni dei detenuti, sono chiare, la vicenda che riferisce è dettagliata. «Per quanto riguarda le carceri, devono essere presi dei provvedimenti a livello legislativo. Il sovraffollamento va risolto ora, non si può più aspettare. Spero che questa vicenda possa far riflettere la politica». E ricorda: «Nell’articolo 27 della nostra Costituzione si dichiara che non ci possono essere pene disumanizzanti e il fine della pena è la rieducazione del condannato, mentre a Castrogno si registra una situazione in cui è messo a serio rischio l’equilibrio della persona».
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