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Contratti a tempo, cosa cambia con il nuovo decreto lavoro approvato ieri, 1 maggio 2023, nel Consiglio dei ministri? Utilizzo più flessibile dei contratti a tempo determinato, regole che varranno per i contratti di durata tra i 12 e i 24 mesi, comprese le proroghe e i rinnovi. Quello nel decreto lavoro è un intervento «che elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso», spiega la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.
La segretaria del Pd Elly Schlein boccia però nettamente il provvedimento: «Quando si sceglie di dire che i contratti a termine possono essere prorogati anche nell'ambito della contrattazione fra le parti si rendono i lavoratori e le lavoratrici più ricattabili, perché non ha lo stesso potere a quel tavolo chi quel lavoro può offrirlo e chi del lavoro ha bisogno per mangiare».
Cosa cambia con il decreto lavoro
Per i rapporti di lavoro a termine fino a 12 mesi continua a non essere richiesta l'indicazione delle causali, ovvero dei motivi per cui si ricorre a questa tipologia contrattuale (in questo caso si parla di contratto a termine 'acausale'). Così come resta il limite, già previsto dal precedente decreto Dignità, dei 24 mesi ma con la necessità di indicare le causali, altrimenti scatta l'assunzione a tempo indeterminato.
Nel decreto Dignità del 2018, provvedimento bandiera del M5s, approvato nel luglio 2018 durante il primo governo Conte, le casuali erano previste per esigenze temporanee e oggettive, estranee all'ordinaria attività; esigenze di sostituzione di altri lavoratori; esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell'attività ordinaria. Regole poi congelate durante il Covid. Quello nel decreto lavoro è un intervento «che elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso», spiega la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, respingendo anche le accuse secondo cui in questo modo si aumenta la precarietà nel Paese.
Contratti a tempo, tre possibilità
Ora, con il nuovo provvedimento le possibilità restano tre ma diverse: i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non oltre i 24 mesi nei casi previsti dai contratti collettivi (sia a livello nazionale sia aziendale). Oppure, in assenza della contrattazione collettiva, verranno individuate dalle parti per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, ma in questo caso solo fino al 31 dicembre 2024. Oppure per sostituire altri lavoratori. Si consente così un «uso più flessibile» dei contratti a termine, spiega lo stesso governo, «mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi».
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Corriere Adriatico